lunedì 10 giugno 2024

CAVE DI ALABASTRO TRA ARTE E STORIA

Qualche anno fa ho lavorato a Busca e ovviamente ho passato le ore libere visitando il paese; ho notato con piacere che sono stati collocati in vari punti del paese dei pannelli turistici, con descritte alcune particolarità da visitare. Tra queste c'erano le grotte di alabastro, senza però l'indicazione precisa per arrivarci. Tra l'altro non le avevo mai sentite nominare prima, quindi ho pensato che fosse qualcosa di chiuso, inaccessibile eccetera. Colta dalla mia solita curiosità ho iniziato a fare ricerche e, inizialmente, non ho trovato praticamente niente.


Col tempo, un po' alla volta, sono riuscita finalmente a scoprire dove fossero (ormai sono geolocalizzate su Google Maps), ho trovato materiale online (video su youtube, foto sui social eccetera).

Siccome questo blog si interessa soprattutto di arte e storia dei vari luoghi e non tanto tanto del loro lato prettamente naturalistico, ho pensato di fare un articolo a tema. E quindi eccoci qua.

Nei secoli scorsi cave e miniere erano un po' ovunque in Piemonte, anche nella nostra provincia. Si estraevano vari materiali: grafite, caolino, addirittura uranio ecc. Col tempo i vari siti estrattivi diventavano sempre meno, vuoi perchè il filone era esaurito, non c'era più materiale da estrarre, vuoi perchè i costi erano diventati troppo elevati e via dicendo. Attualmente, in provincia di Cuneo, sono molto conosciute le cave di pietra di Luserna, usata come materiale da costruzione, pavimentazioni ecc.

Ma torniamo a Busca. L'alabastro, roccia calcarea usata come ornamento in edifici o arredi, in questa zona è stato estratto a partire dal XVII secolo fin verso gli anni Cinquanta del secolo scorso ma, pensate, risale a epoche geologiche ben più antiche, tra i 400.000 e i 50.000 anni fa.

Nel 1620 le cave appartenevano ad Amedeo di Savoia, Principe di Carignano, poi passarono al Demanio e poi ad altri privati. Tutt'oggi sono di proprietà privata anche se in molti le esplorano comunque.

I canyon cono cinque, lunghi tra i 50 e i 100 metri, larghi tra i 2 e i 4 e alti anche 35. Le fessure sono quasi parallele e, a seconda dell'ora del giorno, durante le varie stagioni, possono presentare riflessi e luci diverse. 

Sulle pareti, si possono ancora osservare i segni degli utensili e dei macchinari usati per l'estrazione. In uno dei canyon si notano le tracce lasciate dall'uso di esplosivi e in un altro dei solchi paralleli sulle pareti, creati usando picconi e scalpelli. Una volta estratto, il materiale veniva trasportato inizialmente in modo rudimentale tramite rampe e slitte di legno su strade sterrate con l'aiuto di animali da soma e poi con dei binari (vagoni tipo decauville, usati in moltissime miniere) che collegavano i canyon con le discariche degli scarti e gli edifici che servivano per conservare blocchi e facevano anche da ricovero per gli operai.

Le colonne in alabastro della
balaustra della parrocchiale
di Busca

E dopo? Come veniva usato questo materiale? Sicuramente molti di voi lo hanno già visto in giro, in chiese o altri luoghi, ma senza sapere che fosse originario della nostra provincia. Vi faccio un breve elenco dei principali siti, sconfinando anche in provincia di Torino:

  • le tre chiese principali di Busca sono riccamente decorate, a volte col materiale originario e a volte, per motivi economici, con imitazioni dipinte (su colonne, per esempio): la Parrocchiale, la Confraternita della SS. Annunziata (dove c'è anche un'acquasantiera) e la  Confraternità della Trinità; 

  • cappella di S. Bernardo del Santuario di Vicoforte di Mondovì, nel panneggio situato dietro le statue che decorano la tomba di Carlo Emanuele I di Savoia;

  • Chiesa di S. Filippo Neri, a Torino (le colonne dell'altare maggiore, le colonne delle balaustre degli altari minori eccetera)

  • Cappella della Ss. Annunziata nella Collegiata dei Ss. Pietro e Paolo di Carmagnola

  • Tombe dei Savoia a Superga, Torino

  • i tavolini rotondi del Caffè Mulassano di Torino.

Ma questo materiale, chiamato anche "Onice di Piemonte" era conosciuto in tutto il mondo. Nel 1892 era stato richiesto persino dall'Uruguay,  dai rappresentanti della World's Exposition Exhibitors Representing Company; Napoleone l'ha voluto per un caminetto della sua casa di Ajaccio; è presente in un altare laterale della chiesa di St. Mary a Rochester (Ny, Usa); è stato usato per statuette e regali di matrimonio in Canada, eccetera.

Nel 1892 il Cav. Arnaudon, fondatore e direttore del Museo Merceologico di Torino ne richiese dei campioni da poter esporre ai visitatori.

Tutto ciò mi fa pensare a un'epoca fatta di faticoso lavoro manuale, probabilmente anche con scarsi riconoscimenti economici non solo per gli operai, ma anche per le stesse ditte estrattive che, infatti pian piano hanno smesso di esistere. Però mi fa anche pensare che, nonostante non ci fossero i mezzi di comunicazione di adesso e quindi non si venivano a sapere le cose in tempo reale e non si potevano fare richieste e avere risposte immediate come oggi, un materiale estratto in un luogo relativamente ristretto e piccino come Busca, in un "angolo" del cuneese, veniva valorizzato, esaltato, richiesto e utilizzato da personaggi importanti, per edifici molto conosciuti che ancora oggi vediamo e possiamo in parte visitare. 

la balaustra della chiesa detta "la rossa"

Essendo su terreno privato, attualmente sono visitabili durante giornate dedicate, con delle guide. 



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