lunedì 21 agosto 2023

IL CASTELLO DI VERZUOLO

 C'è un castello, nel saluzzese, che sogno da 30 anni, cioè da quando, a scuola,  ho studiato il Marchesato di Saluzzo. E lo sogno perché è sempre stato lassù, sulla collina, ben nascosto tra il fogliame, impenetrabile e visibile solo da lontano. Non abitato, non visitabile, decadenza totale. Eppure, di grande importanza storica per il marchesato. Per fortuna le cose sono cambiate, di recente il castello è stato venduto e, in attesa della futura definitiva destinazione d'uso, è tornato visitabile. 

Sto parlando del castello di Verzuolo e, dal mio racconto, capirete come mai l'ho sognato per così tanto tempo. Ma, come sempre, partiamo dall'inizio. Vi avviso che sarà un viaggio lungo ma, secondo me, di grande fascino.

In un articolo passato vi avevo parlato del ricetto e dell'antica parrocchiale dei  Ss. Filippo e Giacomo (lo potete trovare cliccando qui). Ebbene, proprio da qui, un tempo, si trovava l'unico accesso al castello sulla collina, che non si presentava di certo come oggi. 

Prime notizie di un "castrum" si hanno dal 1087 e, nel 1142, il marchese di Saluzzo Manfredo I, vede la bellezza del borgo di Verzuolo, dei boschi pieni di selvaggina, e decide di impadronirsi del castello, che venne però danneggiato la prima volta nel 1357. Pochi anni dopo il marchese Federico II decide di ricostruirlo.

All'epoca il suo scopo è ancora quello difensivo, quindi con pochissime finestre, torri, camminamento di ronda (protetto dalla classica merlatura "a coda di rondine").

Anche l'interno si presenta molto semplice, con cucine e prigioni al piano interrato, grossi stanzoni al piano terra in cui venivano alloggiati i militari e stanze al primo piano per la famiglia del signore del castello.

Una curiosità: all'epoca era stata innalzata anche una torre, detta di Santa Cristina, da cui si poteva comunicare, mediante segnali di fumo o luminosi, con gli altri castelli della zona (Manta, Saluzzo e Revello, quest'ultimo l'unico che non poteva comunicare direttamente con gli altri, da qui l'esigenza di una torre). Questo ci fa capire come il maniero di Verzuolo fosse stato costruito in modo strategico e visibile da tutta la zona.

Il castello, per ben tre secoli, viene definito imprendibile, in quanto resiste agli assedi di Carlo I di Savoia e di Giovanni Ludovico di Saluzzo, che avevano tentato di riconquistarlo dai francesi.

A partire dal XV secolo inizia una graduale trasformazione, come in molti altri castelli del saluzzese, con cambio di destinazione d'uso, da difensiva ad abitativa. 

Dopo varie vicissitudini si hanno ristrutturazioni molto importanti che lo porteranno a essere definito "la più bella e imponente fortezza del marchesato dopo Revello". La fortezza di Revello non esiste più, ed ecco un motivo per cui è importante invece portare avanti la memoria del castello di Verzuolo.


Queste ristrutturazioni le dobbiamo a Michele Antonio Saluzzo della Manta (di cui rimane il monogramma su un camino al piano superiore) e, soprattutto, al conte Silvestro della Manta, che lo abitò dal 1602 e che lo modificò completamente, facendolo diventare definitivamente luogo di villeggiatura per lui e i suoi discendenti. Di quest'epoca si hanno notizie di tre fontane di marmo bianco, fabbricati di servizio, il casotto del giardiniere e si ha il secondo ingresso, quello da cui si entra attualmente. Vengono costruite la "torre del belvedere" oggi non più esistente, dalla quale si poteva ammirare tutto il panorama dalle Alpi alla pianura cuneese e la "torre di Valfrigida" affacciata ancora oggi sull'omonima valle a nord della struttura e all'interno della quale vi erano due cappelle, una superiore di uso esclusivo dei signori e una inferiore, per il resto degli abitanti del castello.

Le grandi stanze interne vengono suddivise in più ambienti (e i militari spostati dal piano terra al sottotetto), abbellite e decorate.

L'ultima cucina utilizzata del castello

I giardini avevano alberi di agrumi, c'erano la citroniera, un pergolato, il forno, il pozzo (esistente ancora oggi), la colombaia, la ghiacciaia, un'asparagiaia, una carciofaia e l'orto. C'erano molti vigneti, e il vino prodotto al piano interrato del castello era molto conosciuto e richiesto anche dal fossanese. Grazie agli studi ampelografici di Giuseppe di  Rovasenda, che aveva collezionato un numero enorme di vitigni, sappiamo che a Verzuolo venivano prodotti il Neretto e il Pignolo.

Non so voi ma io riesco, con un po' di fantasia, a immaginare la vita all'epoca, i contadini che lavorano, i signori che passeggiano nei giardini col sottofondo dell'acqua che esce dalle fontane. Vedo un castello magnifico e molto ricco.

Nel 1606 Verzuolo ospita il duca di Savoia Carlo Emanuele I, e anche questo ci fa capire l'importanza del luogo. Della sua visita rimane la lastra di marmo sullo scalone principale.

Lo scalone principale

Grazie alle incisioni di Gonin e alle descrizioni dell'Eandi sappiamo che, nell'Ottocento, il castello era immerso nella vegetazione, vi erano un orologio sulla torre di levante, ritratti sulle pareti degli abitanti del castello nella storia, vari tesori d'arte, come dipinti, arredi ecc. Persino un autore tedesco realizzò un disegno a inchiostro del castello, quindi immaginate la fama che poteva avere nell'Ottocento, se addirittura arrivavano dall'estero per ritrarlo.

Il salone al piano terra

L'Ottocento è il secolo del neogotico, come si può capire ancora oggi dalle decorazioni su pareti e soffitti di varie stanze; nel castello poi vi sono letti con baldacchini di velluto (uno ancora visibile adesso in una stanza al piano superiore, probabilmente troppo grosso per essere portato via), dipinti (oggi ne rimangono alcuni, molto deteriorati), arazzi, armature, armi. Vi era conservato addirittura il Collare dell'Annunziata, donato nel 1638 da Madama Cristina a Michele Antonio di Manta (ora nel museo di Postdam. Chissà poi perché lì, io l'avrei visto bene in un museo piemontese).

Il castello viene visitato da studiosi, soci del circolo degli artisti di Torino, nobili, reali: qui vi soggiornò infatti nel 1831 la regina Maria Teresa, vedova di Vittorio Emanuele I, che voleva addirittura comprarlo, ma purtroppo muore l'anno successivo. Nel 1920 il castello accoglie il principe di Piemonte Umberto II. 


A fine 1800 il castello è stato studiato da  Riccardo Brayda e, soprattutto, da Alfredo D'Andrade, che avete sicuramente sentito nominare riguardo alla progettazione del Borgo Medievale di Torino. E proprio uno degli edifici del borgo, la torre d'Alba, si presenta, per forma e decorazione, come una torre del castello di Verzuolo. Anche la tettoia mercatale e una chiesa del paese sono state prese a esempio per il borgo medievale. 

Nella seconda metà dell'Ottocento il castello veniva utilizzato come luogo di villeggiatura occasionale e presentava già segni di decadimento. A inizio Novecento vengono vendute quasi tutte le opere d'arte e gli arredi, compresi fontana e cancello in ferro battuto, soprattutto negli Stati Uniti. Si ha notizia di un catalogo d'asta con numerosi oggetti indicati come provenienti da Verzuolo, anche se non ci sono fonti certe.


Nel 1916 crolla la torre di ponente, e il materiale viene recuperato per costruire il muraglione che chiude il cortile della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo. Nel 1838 vengono demoliti la torre del belvedere e varie altre parti dell'edificio, perché pericolanti. Vengono ancora effettuati lavori di consolidamento ma l'edificio viene abbandonato e lasciato incustodito.

Tornando ai proprietari, con l'estinzione del casato di  Saluzzo della Manta e di Verzuolo il castello passa, per testamento dell'ultimo esponente, nel 1840 circa, alla famiglia Mola di Larissè, loro cugini. Una loro figlia sposa il conte Barbiellini Amidei, famiglia che ha mantenuto la proprietà fino al 2022, quando è stato venduto a un imprenditore lombardo che opera nel settore immobiliare.

E proprio grazie a lui, l'imprenditore Graziano Rustico, nonchè alla Pro Loco di Verzuolo, e agli architetti che stanno curando l'edificio, possiamo di nuovo visitarne una parte.

Quando l'ho scoperto ho prenotato immediatamente e sono arrivata sul posto super emozionata, anche se non credevo che ci sarebbe stato così tanto da visitare all'interno. 

Dopo il viale alberato e la casetta del custode si passa sull'antico ponte levatoio e si arriva nello spiazzo di fronte al castello, col pozzo.  Si entra poi al piano terra, dove si visitano il salone principale, alcune camere e una cucina. Si sale poi al piano superiore, tramite la bellissima scala di cui mi sono subito innamorata e di nuovo mi sembrava di vedere le nobili percorrerla con i loro voluminosi abiti d'epoca, un sogno. Si visitano poi altre stanze, di cui una con un favoloso letto a baldacchino d'epoca, da restaurare, il che lo rende ancora più originale e magico. Tra camini di marmo con iscrizioni e decorazioni, affreschi neogotici sui soffitti, arredi di vario genere (pochi ma interessanti) la visita scorre in un lampo, anche grazie alle ottime spiegazioni  delle guide.

Dettaglio di un camino

Come sempre ho provato a rileggere questo articolo come se fossi una semplice lettrice del blog e, anche se è molto lungo, io l'ho trovato "corto", nel senso che a ogni paragrafo mi veniva da dire "ma io voglio saperne di più". Ovviamente su un blog non si può scrivere tutto quanto si vorrebbe, altrimenti diventerebbe un libro (e, a proposito, chissà se in futuro il castello di Verzuolo diventerà anche un libro, sarebbe stupendo), ma ho trovato fonti inestimabili di informazioni, sia cartacee sia digitali. Una fonte che chiunque può consultare per scoprire tutto, ma proprio tutto, sul castello è la tesi di laurea di tre architetti, Gerardo Bonito, Alex Barbero e Fabio Calosso.  A questo link  trovate la tesi, fidatevi, vi si aprirà un mondo, se anche voi come me, avete letto questo articolo con la voglia di sapere e di vedere altro, in quanto nella tesi vi sono anche immagini sia dei giorni nostri (anche dei locali non visitabili), sia le riproduzioni d'epoca, litografie, incisioni, cartoline. 

Altra fonte importante, per reperire notizie sul castello e su tutto il circondario, è il libro "Il marchesato di Saluzzo tra Gotico e Rinascimento", di Silvia Beltramo, Viella edizioni. 

Attualmente il castello non è sempre visitabile, bisogna tenere quindi d'occhio il sito della Proloco per rimanere aggiornati sulle prossime occasioni.

Ps. leggo in giro che nel castello ci sarebbero i fantasmi. Beh, non sarebbe di certo una novità nemmeno quella :)