mercoledì 30 ottobre 2019

PIAN MUNE'

Ogni anno faccio almeno due o tre gite a Pian Munè, una in autunno, una in estate e poi dipende, quando ne ho voglia, tanto non sono lontana. Ogni volta trovo qualcosa da fotografare, trovo natura, trovo pace e quiete (cerco di andarci in settimana, quando tutto è più tranquillo). Ieri ci sono stata per cercare un po' di foliage e ho trovato una signora che mi ha chiesto diverse informazioni sul luogo. Ho quindi pensato di fare un articolo riguardo questa località.

Pian Munè, in Valle Po, nel comune di Paesana, è nata come località sciistica, anche se abitata probabilmente già nella preistoria (ma di questo parleremo più avanti). Dopo un periodo "morto" in cui era solo la natura pura a farla da padrona, ora la località è risorta, grazie anche all'impegno dei giovani gestori dei due rifugi.

Ho nominato lo sci, la montagna ma, come ben sapete, sul mio blog non tratto argomenti sportivi di questo tipo quindi vi racconto cos'altro potete fare.

Prima di tutto a Pian Munè ci si arriva comodamente in auto. Salendo noterete diversi spiazzi per parcheggiare e diverse stradine, quasi tutte portano a gruppi di case. Se sarete in zona in questo periodo, noterete i favolosi colori degli alberi, sbizzarritevi con le foto.

Foliage lungo la strada per Pian Munè

 Qualche curva prima del rifugio vi consiglio di fare una sosta sulla destra: trovate un ampio spazio per parcheggiare, una fontana, un paio di tavoli con panche. Di qui,con una passeggiata di circa mezzoretta (scarponcini mi raccomando, non sandali) potete arrivare a Bric Lombatera, un'area in cui osservare numerose coppelle, cioè incisioni rupestri, che testimoniano la presenza dell'uomo in questa zona in tempi antichissimi. Da questo punto poi è ottima la vista sul Monviso.

Le coppelle preistoriche di Bric Lombatera, vista Monviso

 Dal lato opposto avrete invece la visuale sul Montebracco, sulla bassa Valle Po e sulla pianura, tempo permettendo ovviamente. Qui una foto che ho scattato il 1 gennaio di qualche anno fa, quell'"isola" che vedete nella nebbia è la punta del Montebracco, nebbia in pianura e a Bric Lombatera c'era il sole. Uno spettacolo.

La punta del Mombracco da Bric Lombatera

Riprendendo la macchina proseguite la salita e arriverete al piazzale di Pian Munè, a 1535 metri di altitudine. Qui potete parcheggiare e godervi l'aria di montagna. Se il rifugio è aperto vi consiglio di pranzare, magari con una buona polenta, o di far merenda con una fetta di torta. Prodotti locali e gusto a volontà.

Davanti al rifugio parte il sentiero sterrato che, a un certo punto, si dirama: se prendete la via a sinistra, in discesa, arriverete al rifugio Bertorello (una cinquantina di minuti, dicono i cartelli, quindi direi di lasciarlo a chi cammina speditamente); dritto invece il sentiero sale e arriva al rifugio a monte (90 minuti circa, anche questo per camminatori, ma dopo vi parlo di come fare per evitare questa salita). Di fronte invece trovate l'ingresso al bosco didattico La trebulina.

Il sentiero nel bosco

E' un bosco didattico ma non è solo per bambini, ovviamente. La passeggiata è semplice e molto interessante per tutti, ci sono i cartelli che vi raccontano delle varie piante che troverete lungo la strada, oppure degli animali che vivono in queste zone. Aguzzate la vista perchè animali scolpiti nel legno vi stanno osservando, poi ci sono cascate, muschi e licheni, ruscelli eccetera. E, soprattutto, è un bosco vivo, se ci siete stati un po' di tempo fa e ci tornate, troverete di sicuro qualcosa di diverso.

Una panchina di legno scolpito

Anche qui in autunno potrete fare ottime foto a tema foliage, a volte anche con tanto di funghetti che sbucano qui e lì, e quest'anno ci sono anche le decorazioni nella settimana di Halloween, per cui vale la pena di fare un giretto.

Il bosco ad Halloween 2019

Vi parlavo prima del rifugio a monte dei 90 minuti di camminata. Per evitarli bisogna andare a Pian Munè quando la seggiovia è aperta, et voilà, risolto il problema. Ci si gode il panorama da comodamente seduti e si riescono a fare foto dall'alto.

Panorami dalla seggiovia

Scesi dalla seggiovia troverete appunto il rifugio per rifocillarvi e potrete fare due passi. Senza grosso sforzo arriverete alla zona chiamata il Fontanone, da qui il panorama sul Monviso è davvero favoloso e, se siete fortunati, riuscirete a vedere persino il Cervino (del resto dal Plateau Rosà  ho visto il Monviso, normale quindi anche il contrario).


Il Monviso dal Fontanone. 
Vuoi non fare un autoscatto ricordo?

Da questa zona partono anche itinerari più impegnativi, verso i Laghi Luset e Garitta Nuova. Anche questi li lasciamo ai camminatori esperti.

Un nuovo itinerario che parte dal rifugio a valle è quello per la cava abbandonata. Una volta infatti in questa zona si estraeva "la pietra verde". Ho lasciato quest'informazione per ultima perchè purtroppo non ho ancora avuto occasione di fare questo itinerario, la prossima primavera non me lo faccio scappare. Se qualcuno di voi però c'è già stato mi faccia sapere com'è.

Per ogni  informazione (orari, aperture seggiovia, info su sci, trekking, eventi, cene eccetera) vi lascio il link dei rifugi, ma seguiteli anche sui social, così sarete sempre aggiornati su tutto quanto c'è da fare in zona.







giovedì 17 ottobre 2019

CHERASCO

E dopo un po' di gite montane stavolta ci spostiamo ai bordi delle Langhe, a Cherasco, situata su un pianalto alla confluenza dei fiumi  Stura di Demonte e Tanaro, in una posizione molto panoramica.

E' uno dei pochi comuni a vantare una data di fondazione molto precisa, il 12 novembre 1243, anche se le origini sono molto più antiche, lo capirete passeggiando per le varie strade, di impianto romano, quindi quadrato.

Quando è il periodo migliore per visitarla? Io ci sono stata in tutte le stagioni e devo dire che ognuna ha il proprio fascino, anche quando c'è quella nebbiolina novembrina che rende tutto più ovattato. Forse, se ci andate per la prima volta, l'ideale è una giornata autunnale, con quel bel sole tiepido che illumina le facciate degli antichi palazzi nobiliari e ve ne farà innamorare all'istante.

Da dove partire per visitarla? Beh, c'è veramente tanto da vedere. Se avete parcheggiato nelle due piazze principali di sicuro avete notato un bel viale alberato, al fondo del quale scorgete un castello, ma io vi propongo un giro diverso.

Passate sotto l'arco di Narzole e inoltratevi nel centro della cittadina. Uno dei primi edifici importanti da vedere è Palazzo Salmatoris. Costruito nel '600, è stato varie volte ingrandito e abbellito. Palazzo importante perchè ospitò la Sacra Sindone (nella Saletta del Silenzio, affrescata dal Taricco), e anche Napoleone, quando nel 1706 firmò l'armistizio ai Piemontesi. Le sue sale ospitarono poi più volte la corte dei Savoia, soprattutto quando dovette fuggire da Torino causa peste.


Lo scalone di accesso a Palazzo Salmatoris

Ora il palazzo è sede di mostre sempre molto interessanti, e vi sono anche mostre permanenti, come quella dedicata al pittore locale Romano Reviglio e le sale dedicate a collezioni di artisti contemporanei che hanno donato le loro opere alla città.  A questo link tutte le informazioni sul Palazzo.

Proseguendo verso il centro vi consiglio una deviazione verso la chiesa di S. Pietro. Di origine coeva alla fondazione della città, presenta una facciata molto particolare, con inserimenti di materiali recuperati da altri edifici, come si usava all'epoca. Potete notare addirittura formelle con stemmi nobiliari (famiglia Lunelli), varie sculture di animali eccetera ... Di fianco alla chiesa vi è la porticina che lascia intravedere l'orto botanico, visitabile durante la manifestazione floro-vivaistica che si tiene a fine aprile.


La chiesa di S. Pietro

Tornati su strada principale l'altra deviazione si ha sull'altro lato, dove c'è la chiesa di S. Gregorio, anche questa attualmente utilizzata per mostre di vario genere. L'interno è da restaurare ma è comunque molto affascinante.


L'interno della chiesa di S. Gregorio

Vi trovate ormai nell'isola pedonale, col Palazzo Comunale, la Torre Civica e i portici. Qui trovate spesso una bacheca con vari depliant turistici, vi consiglio di prendere quello con segnate tutte le manifestazioni, gli eventi e le principali cose da vedere in città, perchè scriverle qui sarebbe davvero impossibile, ce n'è per tutti i gusti durante tutto l'anno. Le manifestazioni più famose sono sicuramente i Grandi Mercati di Antiquariato e collezionismo; ce ne sono ben sei durante l'anno, il prossimo (e ultimo per il 2019) sarà l'8 dicembre.


Il Grande Mercato dell'Antiquariato


Guardandovi attorno noterete vari palazzi nobiliari, sono questi che riflettono la luce autunnale di cui vi parlavo prima. Se sarete qui in un giorno qualunque, senza gente attorno, vi sembrerà di entrare veramente in un'altra epoca, magari quella delle "mura stellate", raccontate nel libro di Gina Lagorio, l'epoca in cui qui passavano i cavalli, le carrozze, le "madame" coi loro bei vestiti di velluto.

Oltrepassato l'Arco del Belvedere (costruito come voto per l'esenzione della peste del 1630) dirigetevi a sinistra, verso il Santuario della Madonna del Popolo, con la facciata barocca e la cupola ottagonale (terza in Piemonte per grandezza). So che non è di interesse comune, ma è comunque particolare vedere, all'interno, una delle cappelle laterali decorata con teschi e scheletri che sbucano da dietro le colonne di marmo.


La cupola del santuario vista dall'Orto dei Padri Somaschi.

Subito dopo la chiesa potete dare un'occhiata al giardino del famoso e lussuoso Hotel Somaschi, ex monastero.



Hotel dei Somaschi


Non lontano è il Museo Civico Adriani, all'interno del seicentesco Palazzo Gotti di Salerano. Al primo piano trovate sale magnificamente affrescate dal Taricco, da lasciarvi senza fiato. Dopo esservi ripresi dalla vista di cotanta bellezza potrete osservare un'importante raccolta di documenti storici locali e piemontesi, oggetti antichi di vario genere, monete e quant'altro.


Uno dgli affreschi del Museo Adriani


Tornando indietro, di fianco al santuario trovate l'Antico Orto dei Padri Somaschi, con una moltitudine di piante e fiori, strutturati in un bel percorso con pergolati, panchine e cartelli descrittivi. Qui, se potete, vi consiglio di fare un giro in ogni stagione, perchè ovviamente ogni pianta o fiore ha il suo momento di splendore, quindi ogni volta vedrete qualcosa di nuovo.


Mele ornamentali a ottobre


Uscendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui siete entrati, sarete sul belvedere, con tanto verde, panchine per rilassarvi un po' dopo aver camminato così tanto e il Santuario della Madonna delle Grazie. Da qui parte il giro dei bastioni, da fare in una bella giornata, così il panorama sarà ovviamente migliore.

 Al termine dei bastioni sarete arrivati vicino al Castello  Visconteo, risalente al 1348.  Attualmente proprietà privata, quindi niente visite, ahimè, però, se tenete d'occhio la manifestazione "Nei giardini del castello" potrete appunto almeno fare il giro nel giardino, e vi assicuro che ne vale la pena. L'evento si tiene verso fine aprile, è a carattere floro-vivaistico, e vi dà l'opportunità di sbirciare da vicino l'impianto del castello, più antico sul davanti (la parte che si vede sempre) e più recente nella parte che guarda verso le Langhe, con un panorama stupendo.


Vista del giardino del castello

Queste sono le cose principali da vedere, ma io vi consiglio di perdervi per le stradine, tanto sono quadrate, ritrovate facilmente la via, scoverete ristoranti, altri palazzi, affreschi sui muri, il Museo della Magia eccetera.

Cherasco poi è famosa per i prodotti tipici, ve li accenno soltanto perchè, per ora, non ho ancora avuto occasione di provarli, ma alcuni mi attirano molto, come il thè rosso "bacio di Cherasco", la salsiccia al Barolo, il cioccolato, il Barolo Mantoetto (prodotto fin dal 1880) e l'Acqua di Cherasco (che non si beve ma offre profumazioni meravigliose per la casa. Ho avuto occasione di sentire la fragranza "Library", profumo di libri, spettacolare) ... e poi rane, chiocciole eccetera.


venerdì 4 ottobre 2019

VALLE MAIRA: ACCEGLIO

Proseguiamo in Valle Maira, più precisamente ad Acceglio, l'ultimo paese della vallata. Circa 150 abitanti suddivisi in una decina di frazioni. Chiaramente non le vedremo tutte, vi porterò in quelle in cui sono stata io.

Il paese, antichissimo, è nominato in documenti fin dal 1028 e attualmente è conosciuto soprattutto come base per camminate ed escursioni di vario genere. Ma, come sempre nei luoghi in cui vado io, la località non si riduce solo a quello. 

Il centro del paese, chiamato "La villo", ha subito vari rimaneggiamenti col passare del tempo, ma si presenta comunque ricco di storia. Passeggiando per le strette viuzze potrete notare ancora resti di palazzi nobiliari, con bifore, tête coupé (le famose sculture a forma di testa mozzata, tipiche delle zone montane). Sulla facciata di una casa c'è anche una targa che ricorda il passaggio del re del Belgio, Alberto, nel 1932.



Esiste anche un museo di arte sacra, all'interno della Confraternita; io ovviamente l'ho trovato chiuso perchè sono salita in vallata in settimana, ma vi lascio il link per avere più info, nel caso vogliate visitarlo.

Riproduzioni dei quadri di Matteo Olivero


Il museo, dal 2012 ospita anche un'esposizione di opere di Matteo Olivero, pittore divisionista nato proprio in questo paese nel 1879 (una pinacoteca a lui dedicata la trovate invece a Saluzzo). Nei viottoli attorno al museo ho trovato dei cavalletti con alcune repliche di quadri, non so se sia una cosa che c'è sempre ma è stato molto interessante vedere queste riproduzioni.

 La prossima tappa, salendo, è la frazione Saretto, a 1533 metri di altitudine. Saretto porta il nome dei "Patti di Saretto", firmati nel 1944 tra i partigiani italiani e francesi. Qui, oltre alla piccola chiesa dedicata a S. Lorenzo e l'edificio del forno comunitario, potrete godere di un tranquillo panorama sul lago artificiale. 



Lasciando l'auto a Saretto potrete partire alla scoperta di un luogo poco conosciuto ma, secondo me, molto suggestivo. Salite a piedi un pezzettino di strada asfaltata (quella che porta alle sorgenti del Maira). Dopo poco troverete, sulla sinistra, un sentiero che scende nel bosco; di lì in poi tenete la destra e seguite le indicazioni per le grotte di travertino. Arriverete a un piccolo spiazzo nel bosco con delle concrezioni di travertino che si sono create nel corso dei millenni. Una di queste "grotte" (si chiamano così ma in realtà non ci sono ingressi veri e propri) è a forma di faccia, col suo bel nasone e la bocca, vicino alla quale potrete sostare per una foto ricordo.  


Le grotte di Travertino

 Ho nominato prima le sorgenti del Maira. Ci potete arrivare in auto, su strada asfaltata, seguendo le indicazioni dal centro di Saretto. Al fondo troverete un pianoro con una conca d'acqua nella quale sgorgano le acque del Maira. Potete parcheggiare liberamente e godervi il paesaggio.Questo luogo è la base per numerose escursioni, chi cammina molto saprà meglio di me dove cercare le informazioni necessarie.

La conca con le sorgenti del Maira

A Saretto vi consiglio anche la Taverna-Foresteria Visaisa, se volete gustarvi un bel pranzetto. Locale giovane, con cibi tipici e artigianali, un bel menù alla carta e una bella lista dei vini.  Vi lascio il link al loro sito, io mi ci sono trovata molto bene.

L'entrata alla Taverna Visaisa

Lasciando Saretto proseguiamo in auto verso Chiappera, l'ultima frazione abitata di Acceglio. Avrete come sfondo la famosissima Rocca Provenzale, la riconoscerete subito perchè è a forma di "corno". Sapete perchè si chiama così? Dalla Provenza, regione francese? Non proprio. E' stata chiamata così nell'Ottocento, per via del primo salitore alla rocca, il parroco Agostino Provenzale. 

La rocca provenzale

La frazione è veramente ben restaurata, fatevi un giro tra le case, con balconi fioriti, passaggi coperti da una casa e l'altra, le classiche colonne di pietra eccetera. 

Uno scorcio di Chiappera

In auto potete salire ancora fino al Campo Base, qui ci sono il parcheggio, un campeggio e un locale in cui rifocillarsi. Dovrei ora parlarvi delle Cascate di Stroppia, solo che io non le ho ancora mai viste, quindi ve le accenno soltanto. Ho provato a cercare di capire se si vedono già dal campo base o se bisogna camminare oltre, ma ho trovato solo itinerari lunghi che portano al Lago Niera, che è quello che forma le cascate. Appena scoprirò di più vi farò sapere. Quello che so è che, chiaramente, si vedono in tarda primavera-inizio estate, prima che il lago si abbassi. E sono le cascate più alte d'Italia, ben 500 metri di salto.

Questa gita è finita, spero di avervi dato qualche spunto in più, al di fuori dei classici sentieri per chi cammina. Vi lascio il link al sito del Comune di Acceglio, dove potrete trovare moltissime informazioni, sentieri, storia, ristoro, dove pernottare, la descrizione di tutte le frazioni e molto altro.