mercoledì 13 novembre 2019

CARAGLIO: Filatoio, Panchina Gigante e Ruderi del castello

Caraglio, paese all'imbocco della Valle Grana (conosciuta principalmente per il santuario di Castelmagno), è famoso per il Filatoio. Ed è proprio qui che vi voglio portare oggi, senza disdegnare un giretto in collina.

L'esterno del filatoio

Il Filatoio è stato costruito tra il 1676 e il 1678 dal conte Galleani (e infatti a volte lo trovate indicato come Filatoio Galleani). Già Emanuele Filiberto, Duca di Savoia, molti anni prima, aveva capito l'importanza della gelsicoltura, favorendo quindi tutte le attività che portarono all'impianto di molti filatoi.
La maggior parte di essi ormai è distrutta o ha cambiato destinazione d'uso, ed ecco perchè quello di Caraglio è così importante: è il più antico setificio rimasto in Europa e uno dei pochi in Italia trasformato in sede museale. 

Vista del primo cortile dal balconcino.

La visita guidata permette di conoscere tutta la storia del complesso, dagli inizi fino ad oggi, passando ovviamente anche per i soliti periodi di degrado che accomunano un po' tutti gli edifici storici. 

Il complesso, costruito in pochi anni, ospitava tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione dei gelsi, all'allevamento dei bachi da seta per poi arrivare alla lavorazione e al prodotto finito; si specializzò nella produzione dell'"organzino piemontese", un filato molto apprezzato in Francia.

Uno degli ambienti ricreati fedelmente



Non sto a raccontarvi tutta la storia per filo e per segno (anche perchè ve la racconterà una bravissima guida) ma chiaramente è comprensibile come la struttura desse lavoro a moltissime persone, dai coltivatori alle operaie, le quali svolgevano un lavoro molto duro e impegnativo. Nel complesso vi sono infatti anche edifici che erano stati destinati proprio alle lavoratrici, poi c'erano gli appartamenti padronali, la cappella eccetera.

Un altro ambiente di lavoro

La produzione termina nel 1936 e, dopo appunto periodi di abbandono e di utilizzo come caserma militare, si inizia finalmente il recupero. Grazie ad attenti studi storici, effettuati dal Prof. Flavio Crippa, il filatoio oggi presenta le riproduzioni dei vari macchinari che venivano utilizzati in passato, permettendo quindi al visitatore di poter vedere come funzionava il lavoro, osservandoli anche in azione.

Una delle torri esterne con l'opera di Jeremy Gobè

Ma non finisce qui. Il Filatoio è un vero e proprio centro culturale: ospita infatti, durante tutto l'anno, molte mostre, in genere sempre a tema tessile (in questo momento è visitabile la mostra "L'altra tela di Leonardo", per scoprire i macchinari da lui inventati) ma anche mostre fotografiche su temi locali o di importanza sociale. Tra l'altro queste mostre, in alcuni casi, permettono anche di entrare in sale ancora affrescate, o magari con camini, in modo da poter immaginare la vita di una volta. Vi consiglio quindi di tenere d'occhio il sito del Filatoio e i profili social, in modo da essere sempre aggiornati su tutto quanto viene organizzato. 

C'è poi un'opera fissa, molto colorata, la potete osservare già all'esterno, sulla torre di sinistra, poi anche nel primo cortile, sul muro di sinistra, e poi ancora, durante la visita, dentro una sala. Si, è sempre la stessa opera, realizzata con la lana su telai jacquard, che "corre" dentro e fuori l'edificio. E' dell'artista Jeremy Gobè e si intitola "La libertè guidant la laine", con chiaro riferimento all'opera di Delacroix "La Libertà che guida il popolo", diventata famosa come simbolo dei diritti dell'uomo. 

Questo perchè non è solo un tessuto di lana messo lì a casaccio, ma rappresenta il lavoro manuale del passato, che deve essere ricordato anche per creare le tradizioni del futuro. Il tessuto è sistemato in modo che dalle pareti emergono forme piene di vita, che evocano la forza e l'energia delle persone che svolgevano questo pesante lavoro.

Un suggestivo dettaglio dell'opera di Jeremy Gobè


Bene, ora che abbiamo scoperto il Filatoio possiamo andare a goderci un po' di tranquillità in collina, alla ricerca della panchina gigante. In auto, dal centro del paese, sulla strada che sale in Valle Grana, prendiamo a destra via Marconi e poi Via Santuario al Castello. In pochi tornanti si arriva a un bel Santuario, dove si può parcheggiare.

Il santuario Madonna del Castello

A due passi, nel bosco, troverete i ruderi del castello, con alcuni sentieri, mura sparse ecc. Non mi spiacerebbe saperne di più e scoprire com'era strutturato il castello ma non ho questa possibilità quindi mi limito a camminare immaginando che cosa potrebbe esserci sotto i miei piedi, sepolto sotto alla terra, di sicuro ci saranno stati saloni delle feste, sale d'armi eccetera. Il luogo è, per fortuna, ben tenuto, segno di attenzione verso il turista e, soprattutto, verso la storia di un luogo. Purtroppo non è così ovunque.

Sentieri nel bosco

Ruderi delle fortificazioni del castello

Doverosa una sosta sulla panchina gigante, molto colorata e situata in un contesto, a parer mio, non troppo panoramico, ma veramente molto tranquillo.

La panchina gigante

Il centro di Caraglio ha sicuramente altro da scoprire, quindi tornerò in futuro.

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