domenica 5 aprile 2020

I CASTELLI DI LAGNASCO

Lagnasco è un piccolo paese del saluzzese conosciuto soprattutto per la coltivazione della frutta. Ma, come dico sempre io, l'arte è ovunque e, proprio qui, è visitabile un complesso di castelli di grande interesse storico e artistico. Quando ne parlo molti mi dicono che non avevano idea che in un paese a vocazione agricola ci fosse qualcosa da visitare, addirittura "castelli", al plurale, quindi ho deciso di parlarne e farli conoscere, perchè meritano veramente. E, oltre alla storia, si può trovare anche un tocco di arte contemporanea, vedremo il perchè.



I castelli si trovano nel centro del paese, con parcheggio davanti alla chiesa parrocchiale. Solitamente sono aperti dalla primavera all'autunno, nei fine settimana. La visita è libera e viene fornita un'audioguida ma, volendo, potete anche scaricare sullo smartphone l'applicazione apposita. Inoltre potrete consultare l'app anche prima della visita, in modo da farvi già un'idea di cosa vedrete.

Il castello visto dalle peschiere.

L'origine dei castelli è ignota ma si può collocare all'incirca intorno all'anno 1000, quando esisteva una torre difensiva, fatta costruire dai Marchesi di Busca. Poco alla volta la struttura viene ingrandita, per volontà del Marchese di Saluzzo Manfredo IV, e vengono costruire nuove ali. Nel 1341 il feudo di Lagnasco, e quindi anche il castello, viene acquistato da Gioffredo II Tapparelli in società con Pietrino Falletti di Alba. Questa società fu molto problematica, al punto che, per dirimere le discordie, venne chiamato addirittura Amedeo VI di Savoia, il quale confermò i diritti dei Tapparelli sul feudo e impose loro il motto "D'Acord" che ancora oggi potete vedere scolpito in varie stanze dei castelli.


Il motto "d'acord" su un camino

Nel Cinquecento il castello venne abbellito e venne costruita l'ala ovest, grazie a Benedetto Tapparelli. Ancora nel Settecento venne edificato un ulteriore tratto del castello. In parole povere, oggi come oggi, troviamo tre edifici: il castello di levante, quello di ponente e quello di centro, ognuno dei quali era goduto, in passato, da diversi rami della famiglia. Fu Emanuele Tapparelli D'Azeglio, nel XIX secolo, a riportare tutte le varie unità sotto il suo diretto controllo.
Alla sua morte, nel 1890, i castelli vennero messi a disposizione della comunità, e nel 1998, ebbero inizio i restauri che ci consentono, oggi, di visitare una struttura molto ampia.


La corte centrale

Mi sono dilungata un po' parlando di storia, anche se ovviamente questo è solo qualche cenno, se siete interessati ad approfondire vi consiglio il libro "Il castello di Lagnasco", di Maria Grazia Bosco; lo trovate di sicuro in qualche biblioteca.

La visita inizia dal castello di levante, alla sinistra dell'ingresso. La sala principale è quella degli scudi, che presenta 67 blasoni, la raccolta più completa di tutta la provincia e una delle più importanti d'Italia.

Dettaglio della sala degli scudi

Vicino a questo salone vi è forse l'ambiente più pregevole di tutto il complesso: la loggetta decorata con l'affresco raffigurante il castello com'era nel Cinquecento, con i giardini e la vista su castelli e chiese circostanti; vi sono anche grottesche, di ispirazione fiamminga, monocromi raffiguranti satiri e ninfe, cariatidi e centauri. Le grottesche sono opera della scuola di Pietro e Giovanni Dolce. Vi assicuro che rimarrete senza fiato ammirando queste sale.


Grottesca

La visita prosegue poi nel castello di ponente, la residenza di Benedetto Tapparelli. La porta originale è ora conservata a Casa Cavassa di Saluzzo (assieme al letto su cui, per tradizione, dormì Carlo Emanuele I, di passaggio in queste zone all'epoca del suo matrimonio con Caterina Michela d'Asburgo; sempre a Casa Cavassa esistono i ritratti dei due sposi realizzati come omaggio per la loro visita).

Decorazione sulla facciata
del castello di ponente

Entrando potete scendere a visitare le cantine, con affrescate scene della vita di Bacco, e sono visibili anche i resti delle canalizzazioni che facevano arrivare qui l'acqua da sorgenti vicine.

Vi è anche allestita una stanza delle torture, con riproduzioni di macchine medievali.


Sala delle torture

Tornando all'entrata salite le scale, con pareti totalmente affrescate da Giacomo Rossignolo e Cesare Arbasia. Non mi dilungo nel descrivere minuziosamente tutti gli affreschi, ma di sicuro vale la pena ricordare il ritratto di Benedetto Tapparelli, su una sovraporta e, sul lato opposto, quello misterioso della "Dama Velata". La spiegazione più accreditata è che la Dama sia la prima moglie di Benedetto, ritratta velata per rispetto verso la seconda moglie. Non è l'unico mistero del castello ma questo è un blog generico, gli appassionati di esoterismo avranno altre fonti da consultare per avere ulteriori notizie sull'argomento.


Il ritratto di Benedetto Tapparelli

Di sicuro fascino è la Sala di Giustizia, con un camino che occupa tutta una parete, il soffitto a cassettoni e le pareti affrescate con cinque grandi scene legate alla giustizia.


La sala di giustizia

Proseguendo ancora, oltre le cucine, si arriva a una Pinacoteca che propone quadri di arte contemporanea, con allestimento curato da Sergio Anelli e Paolo Bovo. Non vi dico la sorpresa quando ci sono stata, non ne sapevo assolutamente niente e mai avrei pensato di trovare nel saluzzese quadri di De Chirico, Carrà, Guttuso e molti altri.

Una delle sale della pinacoteca

Le sale che ospitano le opere sono quelle adiacenti all'appartamento di Benedetto e, dalle finestre, è possibile anche osservare un bel giardino delle essenze, simile a quello di Cherasco (ne avevo già parlato qui) e del Muses di Savigliano (anche di questo avevo già scritto in un precedente articolo, che trovate qui). Vi lascio anche il link con qualche informazione in più sul giardino.

Bene, come già detto mi è impossibile descrivere nei dettagli tutto quanto c'è da vedere al castello, altrimenti non sarebbe più l'articolo di un blog ma un poema. Spero comunque di avervi invogliati alla visita.

Dettaglio

Vi lascio il link al sito su cui trovate tutte le info aggiornate e potete seguire anche la loro pagina Facebook. Quando ci andrete prendetevi il vostro tempo, direi minimo due orette; io ricordo che ero entrata appena aperto, alle 10.30 e ne sono uscita dopo due ore abbondanti, e ancora non avevo visto tutto, quindi dovrò sicuramente tornare.



Ultima cosa: prima di entrare, o anche dopo la visita, girate a sinistra (a destra se state uscendo) e costeggiate il castello fino a vedere anche le peschiere, avrete la visione da un altro punto di vista ancora.