"C'era una volta ..." Sì, stavolta è proprio il caso di iniziare così l'articolo, perchè c'era una volta, fin dal XIV secolo, una borgata incastonata tra i monti, col suo bravo torrentello, la chiesa, il cimitero, il forno, la fontana, le casette in pietra e legno, i fienili e le stalle. Ancora oggi ce ne sono molte di borgate così, ma questa non c'è più. Un lago l'ha sommersa, ormai molti anni fa.
I ruderi del campanile della borgata sommersa |
Ci troviamo in Valle Varaita, a Pontechianale, luogo conosciutissimo di villeggiatura estiva e invernale, dove si trova appunto la diga che, nel 1942, ha sommerso la Borgata Chiesa, una delle frazioni che componevano il comune.
Partiamo dall'inizio. Attualmente, arrivando a Pontechianale, la prima frazione che si incontra è Castello, piccolina e raccolta: si passa davanti alla chiesetta e, subito dopo, la vista si apre sul lago, su quegli 11 milioni d'acqua trattenuti da una diga alta 70 metri. Già qui si può fermare l'auto, ammirare il panorama, passare anche sopra la diga e oltrepassare il lago, andando verso i boschi e scoprendo una passeggiata che, in un'oretta, lo costeggia tutto, fino al centro del paese per poi tornare a Castello.
Il lago visto da oltre la diga, verso il bosco |
Ma, come dicevamo prima, dove ora c'è il lago, una volta c'era una borgata. E qui bisogna partire con la fantasia, provare a immaginare come fosse il luogo prima degli anni 40, quando non c'era ancora l'acqua, ma c'erano le case, c'erano le persone che lavoravano, che chiacchieravano, le donne che magari filavano al sole sull'uscio di casa, vestite con i loro abiti tradizionali, e la vita scorreva tranquilla.
In realtà tutta la zona era interessante: una leggenda parlava addirittura di un tesoro sepolto, ed esisteva una caverna abitata da pipistrelli.
Altri ruderi che emergono dal lago con la siccità |
Un bel giorno però si decide di costruire una diga e il paese viene smantellato: niente più vita tranquilla vicino al torrente Varaita, niente più fontana, niente più chiesa, niente più mulino, niente di niente. Cosa rimane di tutto questo? La ghiera del portale della chiesa, in marmo bianco con capitelli scolpiti raffiguranti teste umane e animalesche, è stata "montata" sull'attuale chiesa di S. Pietro in Vincoli nel centro di Pontechianale. E anche l'intitolazione della chiesa è la stessa di quella della borgata sommersa.
Il porta della chiesa di S. Pietro a Pontechianale |
Rimangono fotografie che si possono trovare online e, di recente, anche su molti pannelli posizionati lungo tutto il percorso del lago; sono un documento importantissimo, proprio per capire com'era fatto il borgo (su uno dei pannelli c'è anche la cartina), per capire cosa rimane degli edifici durante i vari decenni. C'è anche un bel libro che parla di tutto ciò: si intitola "La vallata sommersa", scritto da Paolo Infossi.
E poi c'è la siccità, che è una brutta bestia, lo sappiamo, ma che ha permesso, in particolar modo in questo periodo, di portare alla luce o, come piace dire a me, di far respirare, i ruderi della frazione. Già alcuni anni fa, in autunno, ero andata a vedere quel che rimaneva, ed ero rimasta impressionata dalle volte in pietra degli edifici, perchè sembravano (e sembrano ancora oggi) occhi emersi dal passato per scrutare i giorni nostri. Quest'anno, però, la siccità è ancora maggiore, il livello dell'acqua è sceso tantissimo, e ha fatto emergere persino quel che resta del campanile della chiesa, che non avevo mai visto in vita mia, se non in foto.
Gli "occhi" di Borgata Chiesa |
Se vi trovate in zona e decidete di "scendere nel lago" fermatevi e guardate queste pietre, questi "occhi", pensate che tutto ciò di solito è sommerso, pensate per un attimo alle persone che hanno abitato qui, a come poteva essere la loro vita quotidiana. Non è una cosa che capita tutti i giorni, fotografate quello che potete, per documentare il più possibile e non perdere la memoria di chi è vissuto prima di noi.
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