domenica 25 agosto 2024

UN GIUDIZIO UNIVERSALE ... CUNEESE

 Ci sono luoghi di cui leggo sui libri e poi li metto nella lista dei posti da visitare oppure nella lista dei posti in cui non andrò mai (a seconda della distanza, di solito). Ci sono luoghi che salvo nelle liste perché sono antichi, oppure moderni, oppure prevedono qualche particolarità che mi attira in quel certo momento. Alcuni riesco a visitarli, altri rimangono lì in lista ... e poi arriva un giorno in cui un luogo sbuca nella mia realtà quasi all'improvviso e viene spuntato contemporaneamente da tutte le liste.

Un bel giorno mio papà mi fa: "Andiamo al santuario di Madonna dei Boschi a Boves? Io ci sono stato con mamma 40 anni fa, ma magari non è neanche aperto". E a me viene il flash: "Io ce l'ho in lista, dentro c'è un altare moderno, lo voglio vedere da anni, l'ho letto sul libro". E vado a cercare il libro, che ovviamente porto con me. Ma non avevo fatto caso, non so perché, a un "piccolo" particolare: la cosa più favolosa da vedere non era la parte moderna, benché molto interessante, ma qualcosa di ben più antico.

Il libro dice che il santuario è aperto tutti i pomeriggi (di domenica anche al mattino), e a me sembra persino strano, una chiesetta fuori paese, sperduta nel cuneese, quando a volte sono chiuse persino le parrocchiali in centro ... Arriviamo sul posto, parcheggiamo, il campanile suona le 15, orario di apertura, ma è ancora chiusa ... non ho il tempo di sbirciare da una finestra aperta e fare un bel "ooooooohhh" già colpita dal poco che si intravedeva, che le porte si aprono...

Entro e sbaaaam, pareti totalmente affrescate, personaggi che mi guardano da ogni angolazione, sembrano vivi, non so più dove guardare prima ... mi fermo, tiro fuori il mio bravo libro e cerco di capire qualcosa di più.

Viene fuori che sto ammirando una copia del "Giudizio Universale" di Michelangelo, di autore sconosciuto. Ora, io, nella mia semplicità, non so entrare nei dettagli tecnici di un'opera così imponente e importante, non farei altro che riportare semplicemente descrizioni lette altrove, e comunque per descriverlo tutto servirebbe un poema. Quindi, andate a vedere dal vivo questa magnificenza e approfondite in base alle vostre esigenze, a fondo articolo vi lascio qualche riferimento. Io so solo che su un sito ho già notato una parte di affresco cui non ho fatto caso dal vivo, un'Ultima Cena, quindi dovrò tornare e fare più attenzione. Vi lascio alcune foto, così vi fate un'idea de questa meraviglia cinquecentesca.





Io proseguo con la mia visita. Camminando per la chiesa ho visto, sul pavimento, vetrate che mostravano qualcosa di più antico. Scopro che, sul luogo di questa chiesa, c'era già un'altra costruzione (probabilmente legata alla funzione taumaturgica della vicina fontana, ora asciutta), in cui forse si portavano i bambini morti senza battesimo, nella speranza di un segno di vita per poterli battezzare. 

La cappella è documentata fin dal 1261, ci sono affreschi che vanno dal Quattrocento (con la Natività di Maria e di Gesù) al Settecento, quando la chiesa era meta di pellegrinaggi, come dimostra anche il portico, costruito proprio come riparo per i viandanti. Sotto il portico si trova anche un affresco raffigurante il "Cristo di Pietà", sopra a un antico ingresso della chiesa.

Nel Seicento la chiesa viene ampliata sul lato orientale, con l'allestimento di un nuovo altare e di decorazioni quindi più recenti, raffiguranti le Virtù e la Glorificazione di Maria.

E qui si arriva alla parte moderna, quella per cui avevo inserito questa chiesa nel mio elenco dei posti da vedere.

L'altare infatti non è un semplice altare ma un'opera in bronzo di Elio Garis, risalente al 2000, anno del Giubileo, che incorpora in un unico elemento la mensa, l'ambone e il tabernacolo. E la cosa bella è che è perfettamente inserito nell'ambiente circostante, in mezzo ad affreschi e opere di ogni epoca. Favoloso.

Riferimenti: 

- libro "Piemonte nascosto" di Roberto Bamberga, Edizioni del Capricorno

- sito www.madonnadeiboschi.org, cliccate qui . E sul sito trovate un'ulteriore bibliografia

- volantino che trovate in chiesa.

La chiesa è situata in un'ampia zona verde, con panche, tavoli, molto silenzio e tranquillità, grande parcheggio, in prossimità di sentieri di vario genere, sull'antica strada che collegava Boves a Peveragno.



lunedì 10 giugno 2024

CAVE DI ALABASTRO TRA ARTE E STORIA

Qualche anno fa ho lavorato a Busca e ovviamente ho passato le ore libere visitando il paese; ho notato con piacere che sono stati collocati in vari punti del paese dei pannelli turistici, con descritte alcune particolarità da visitare. Tra queste c'erano le grotte di alabastro, senza però l'indicazione precisa per arrivarci. Tra l'altro non le avevo mai sentite nominare prima, quindi ho pensato che fosse qualcosa di chiuso, inaccessibile eccetera. Colta dalla mia solita curiosità ho iniziato a fare ricerche e, inizialmente, non ho trovato praticamente niente.


Col tempo, un po' alla volta, sono riuscita finalmente a scoprire dove fossero (ormai sono geolocalizzate su Google Maps), ho trovato materiale online (video su youtube, foto sui social eccetera).

Siccome questo blog si interessa soprattutto di arte e storia dei vari luoghi e non tanto tanto del loro lato prettamente naturalistico, ho pensato di fare un articolo a tema. E quindi eccoci qua.

Nei secoli scorsi cave e miniere erano un po' ovunque in Piemonte, anche nella nostra provincia. Si estraevano vari materiali: grafite, caolino, addirittura uranio ecc. Col tempo i vari siti estrattivi diventavano sempre meno, vuoi perchè il filone era esaurito, non c'era più materiale da estrarre, vuoi perchè i costi erano diventati troppo elevati e via dicendo. Attualmente, in provincia di Cuneo, sono molto conosciute le cave di pietra di Luserna, usata come materiale da costruzione, pavimentazioni ecc.

Ma torniamo a Busca. L'alabastro, roccia calcarea usata come ornamento in edifici o arredi, in questa zona è stato estratto a partire dal XVII secolo fin verso gli anni Cinquanta del secolo scorso ma, pensate, risale a epoche geologiche ben più antiche, tra i 400.000 e i 50.000 anni fa.

Nel 1620 le cave appartenevano ad Amedeo di Savoia, Principe di Carignano, poi passarono al Demanio e poi ad altri privati. Tutt'oggi sono di proprietà privata anche se in molti le esplorano comunque.

I canyon cono cinque, lunghi tra i 50 e i 100 metri, larghi tra i 2 e i 4 e alti anche 35. Le fessure sono quasi parallele e, a seconda dell'ora del giorno, durante le varie stagioni, possono presentare riflessi e luci diverse. 

Sulle pareti, si possono ancora osservare i segni degli utensili e dei macchinari usati per l'estrazione. In uno dei canyon si notano le tracce lasciate dall'uso di esplosivi e in un altro dei solchi paralleli sulle pareti, creati usando picconi e scalpelli. Una volta estratto, il materiale veniva trasportato inizialmente in modo rudimentale tramite rampe e slitte di legno su strade sterrate con l'aiuto di animali da soma e poi con dei binari (vagoni tipo decauville, usati in moltissime miniere) che collegavano i canyon con le discariche degli scarti e gli edifici che servivano per conservare blocchi e facevano anche da ricovero per gli operai.

Le colonne in alabastro della
balaustra della parrocchiale
di Busca

E dopo? Come veniva usato questo materiale? Sicuramente molti di voi lo hanno già visto in giro, in chiese o altri luoghi, ma senza sapere che fosse originario della nostra provincia. Vi faccio un breve elenco dei principali siti, sconfinando anche in provincia di Torino:

  • le tre chiese principali di Busca sono riccamente decorate, a volte col materiale originario e a volte, per motivi economici, con imitazioni dipinte (su colonne, per esempio): la Parrocchiale, la Confraternita della SS. Annunziata (dove c'è anche un'acquasantiera) e la  Confraternità della Trinità; 

  • cappella di S. Bernardo del Santuario di Vicoforte di Mondovì, nel panneggio situato dietro le statue che decorano la tomba di Carlo Emanuele I di Savoia;

  • Chiesa di S. Filippo Neri, a Torino (le colonne dell'altare maggiore, le colonne delle balaustre degli altari minori eccetera)

  • Cappella della Ss. Annunziata nella Collegiata dei Ss. Pietro e Paolo di Carmagnola

  • Tombe dei Savoia a Superga, Torino

  • i tavolini rotondi del Caffè Mulassano di Torino.

Ma questo materiale, chiamato anche "Onice di Piemonte" era conosciuto in tutto il mondo. Nel 1892 era stato richiesto persino dall'Uruguay,  dai rappresentanti della World's Exposition Exhibitors Representing Company; Napoleone l'ha voluto per un caminetto della sua casa di Ajaccio; è presente in un altare laterale della chiesa di St. Mary a Rochester (Ny, Usa); è stato usato per statuette e regali di matrimonio in Canada, eccetera.

Nel 1892 il Cav. Arnaudon, fondatore e direttore del Museo Merceologico di Torino ne richiese dei campioni da poter esporre ai visitatori.

Tutto ciò mi fa pensare a un'epoca fatta di faticoso lavoro manuale, probabilmente anche con scarsi riconoscimenti economici non solo per gli operai, ma anche per le stesse ditte estrattive che, infatti pian piano hanno smesso di esistere. Però mi fa anche pensare che, nonostante non ci fossero i mezzi di comunicazione di adesso e quindi non si venivano a sapere le cose in tempo reale e non si potevano fare richieste e avere risposte immediate come oggi, un materiale estratto in un luogo relativamente ristretto e piccino come Busca, in un "angolo" del cuneese, veniva valorizzato, esaltato, richiesto e utilizzato da personaggi importanti, per edifici molto conosciuti che ancora oggi vediamo e possiamo in parte visitare. 

la balaustra della chiesa detta "la rossa"

Essendo su terreno privato, attualmente sono visitabili durante giornate dedicate, con delle guide. 



NOTA: la scrivente non si assume responsabilità nel caso che qualche lettore visiti questo sito in modo incauto e sprovveduto. 



martedì 13 febbraio 2024

RIFREDDO

Questa volta vi voglio portare a Rifreddo, un piccolo paese della Valle Po secondo me un po' sottovalutato, anche perché, chi sale in vallata, spesso passa "da fuori", cioè per la strada esterna al paese e non si prende la briga di svoltare a destra; ci penso io a portarvi alla scoperta di alcune caratteristiche di questo bel luogo.

Innanzitutto dovete sapere che il paese era conosciuto, e quindi abitato, nel 1075, col nome di "Rivus frigidus", dal nome di un torrente che scende dal Monte Bracco (la montagna che sovrasta il paese). Ma non fatevi ingannare dal nome, perché questo è il paese delle "lasarde" (le lucertole, in dialetto) dato che è posizionato completamente al sole, altroché "frigidus". E le lucertole le ritroveremo più avanti.

Il palazzo comunale

Per secoli la storia del paese dipese dal monastero femminile di Santa Maria della Stella, fondato nel 1219 da Agnese di Saluzzo, figlia del marchese Manfredi II. Agnese, oltre che priora del monastero, diventò anche Signora di Rifreddo, avendo acquisito i diritti feudali.

Il monastero visto dai prati retrostanti.

Entrando in paese troverete sulla destra, ancora prima della piazza principale, una strada con la cartellonistica che vi porta, in pochi minuti, davanti alla facciata romanica del XIII secolo e ai tratti di mura che componevano la struttura monastica. Si nota anche un residuo di affresco su una parete.

Il monastero

Il monastero è stato luogo anche di un processo alle streghe, nel 1495, i cui documenti originali sono ancora conservati  negli archivi del Comune. A tal proposito viene organizzata, ogni anno a ottobre, la "Notte delle Streghe": un evento atto proprio a ricordare quel particolare momento storico del paese. Trovate molte altre informazioni sull'evento a questo link.

Nel 2023 il monastero è stato inserito nel progetto/app "Chiese a porte aperte" (di cui vi avevo parlato qui): un locale è stato chiuso, dotato di schermo su cui potrete vedere e ascoltare tutta la storia del monastero, raccontata da un protagonista molto particolare, che vi invito a scoprire sul posto, grazie all'app che vi permetterà di aprire il locale. Una cosa interessante che ho notato, essendo appassionata di libri, è che su un ripiano c'è una bibliografia con elencati tutti i testi che parlano del monastero, e sono veramente molti. Anche questo fa capire l'importanza di un edificio nella storia.

Quel che rimane degli affreschi della chiesa del
monastero

Tornando sulla piazza principale è molto interessante la facciata del palazzo comunale, risalente al XV secolo. Si presenta con la tipica facciata a vela e decorazioni originali in cotto.

Nella stessa piazza, sotto la tettoia, si trova anche una bellissima casetta di scambio libri, se vi piace leggere qua facilmente troverete qualcosa che fa al caso vostro. E non è neanche l'unica, Rifreddo è un paese che ama la cultura.

La chiesa parrocchiale risale al 1959, la potete vedere sempre in piazza; questo ci fa pensare che ce ne fosse un'altra più antica. E infatti, salendo con l'auto per la stretta strada in salita a destra del comune, si arriva in poco tempo alla parrocchiale di San Nicolao. Attualmente la vedete con estetica molto recente, ma è una delle chiese più antiche della zona, risale addirittura all'XI secolo. Dal campanile si possono "indovinare" gli anni della chiesa.

Il campanile della parrocchiale
di San Nicolao

Sul piazzale si trovano anche una bella casa antica con una meridiana, una panchina gigante in legno, non appartenente al progetto ufficiale ma che consente in modo egregio di ammirare il paese, la pianura sottostante e parte del Monte Bracco e un'altra casetta di scambio libri. 

La panchina gigante

Tornando sulla strada in salita si incontra, poco dopo, sulla sinistra, il cosiddetto parco della "Gesia veja" (la chiesa vecchia). Qui il luogo è stato ristrutturato con tavoli, panche, giochi per bambini e un favoloso murales che ho scoperto praticamente per caso. Più di 30 metri dipinti nel 2021 dai ragazzi delle scuole medie con la supervisione del maestro di disegno Davide Faure di Pinerolo. L'opera raffigura e ricorda il processo alle streghe di cui vi ho parlato prima, inserendo vari elementi che lo hanno caratterizzato, tra cui le lapidi con i nomi delle streghe che sono state bruciate sul rogo in quell'occasione.

Parte del murales delle streghe

La strada continua a salire e, seguendo le indicazioni per "Madonna del Devesio", poco prima di arrivare a questa località, si trova un altro murales. Da un comune muro di cemento si è arrivati a raccontare la storia della comunità di Rifreddo, con immagini del Monviso, delle lucertole e molte altre, tutte da scoprire. L'opera è sempre stata eseguita come la precedente, tra l'altro durante l'"Estate Ragazzi", ottimo modo per passare il tempo e insegnare ai giovani quanto è bello il proprio paese.

Il Monviso sul murales del Devesio

Poco dopo si trova il Santuario del Devesio, costruito sul luogo in cui, secondo la leggenda, apparve la Madonna con una stella in fronte ad Agnese, la fondatrice del monastero. Ed ecco perché il monastero si chiama "Santa Maria della Stella" e perché troverete stelle anche sui murales.  La chiesa, con piccolo portico, è stata poi ristrutturata a metà 1700 e, attorno, si trovano panche e tavoli per i pellegrini e per godersi un po' di fresco nel bosco.

Il Santuario del Devesio

Scommetto che vi ho invogliati a fare un giretto in paese, vero?


mercoledì 3 gennaio 2024

TURISMO E BOOKCROSSING

Turismo e libri sono da sempre legati, basti pensare alle guide turistiche, da cui un po' tutti, almeno una volta, abbiamo preso spunto per visitare luoghi, in cerca di itinerari, monumenti ecc. Chi è più attirato dai dettagli sulla storia e sull'arte di un luogo invece di una guida avrà forse consultato libri più specifici, prima di visitarlo o anche dopo, per approfondire quanto visto. 
Ci sarà anche chi ha letto un romanzo ambientato in un determinato posto e gli sarà venuta voglia di correre a visitarlo. 
Di questi tempi, invece, ci sarà magari anche qualcuno, appassionato di libri, che ha scoperto che in un determinato posto c'è una casetta di scambio libri (il famoso bookcrossing), la va a cercare e scopre che quel paese è bello anche da visitare. Il collegamento tra le due cose quindi diventa sempre più chiaro. 

Saluzzo (foto vecchia ora ci
sono più libri)

Tempo fa avevo utilizzato la funzione "guide" su Instagram proprio per fare un elenco delle casette di bookcrossing sparse nella nostra bella provincia, a volte partendo da un articolo sul blog, altre volte elencandole e basta, perchè magari in quel posto non c'ero ancora stata. Ora quella funzione sul social non c'è più, quindi ho pensato di creare questo articolo, in cui riportare l'elenco, ovviamente da tenere aggiornato, magari anche col vostro aiuto, col passare del tempo.
Bando quindi alle ciance ed entriamo nel vivo.

Ostana

  • Revello, portico del palazzo comunale
  • Revello, frazione Staffarda
  • Rifreddo, tettoia del mercato coperto, vicino alla casetta dell'acqua
  • Rifreddo, collina, vicino alla panchina gigante non ufficiale e alla chiesa di S. Nicolao
  • Paesana, borgo S. Maria, poco dopo la chiesa, all'inizio del sentiero che costeggia il torrente
  • Paesana, frazione Agliasco; una casetta in località Gran Puà e una appena prima del centro della frazione
  • Ostana, frazione S. Antonio, tettoia del lavatoio
  • Biblioteca nel bosco, Martiniana Po, al termine del sentiero delle lanterne, località Picat (a questo link le informazioni)
  • Saluzzo, Via Balbis
  • Saluzzo, presso Tastè Bistrot (interno locale), via salita al Castello

  • Cuneo, S. Benigno, Azienda agricola I Minuti
  • Beinette, cascina Madama Rous
  • Savigliano, giardini Nilde Iotti, via Oberdan
  • Valgrana, portico davanti al comune
  • Fossano, sotto i portici dietro il Duomo
  • Pontechianale, frazione Chianale
  • Casteldelfino, frazione Torrette
  • Casteldelfino, piazzetta principale lungo le Chemin Royal
  • Sampeyre, sotto il portico del comune.

Azienda Agricola I Minuti

Un progetto di cui scrivo a parte è "Leggere Ovunque - Lettura diffusa", nato nelle Langhe, con moltissime casette sparse un po' in tutto il territorio (molte vicino alle Big Bench Ufficiali), troppe per elencarvele tutte qui. Vi lascio quindi il link al sito ufficiale del progetto, dove troverete tutte le info. Li trovate anche sui social.

Per chiudere, due info sul bookcrossing: nato in America più di 20 anni fa, da un po' di tempo si è diffuso anche da noi. Si può trovare in due formati: uno è quello ufficiale, in cui i libri vengono registrati sul sito www.bookcrossing.com con un numero identificativo e chi trova il libro va sul sito, segnala il ritrovamento e dove lo posa, così da seguire passo per passo il viaggio del libro stesso. Questo era l'intento originario di chi ha inventato il progetto.
E poi c'è l'utilizzo più comune e semplice, cioè quello di posare e prendere libri nelle varie casette o postazioni. Non ci sono regole precise, si possono prendere da una parte e posare dall'altra, può capitare di posarne più di quanti se ne prendono o viceversa. L'importante è trattare bene i libri e pensare anche a chi potrà leggerli dopo di noi, quindi non macchiarli, non rovinarli, non lasciarli ammuffire nelle cantine, ma queste sono cose che, secondo me, dovrebbero essere fatte a prescindere dal rilascio a una casetta di scambio.