mercoledì 27 novembre 2019

SAVIGLIANO

E dopo diversi articoli riguardanti quasi tutti piccoli borghi o luoghi meno conosciuti, stavolta vi porto a Savigliano, cittadina in pianura ricca di cose da vedere e che sapranno di sicuro stupirvi, come è successo a me più di una volta.

Si perchè Savigliano è conosciuta per Piazza Santarosa, il salottino della città, con i portici, i negozi, i locali; non tutti sanno che esistono musei unici o comunque molto particolari, e poi murales, parchi eccetera.

Io comincerei subito con il Múses, Accademia del Profumo, in Via San'Andrea. Per arrivarci in auto in genere io parcheggio nei dintorni di Parco Graneris e, già che ci sono, faccio due passi nel verde. Ci sono anche due pareti tutte decorate a murales.


I murales di Parco Graneris

Ma torniamo al Múses. Non è solo un museo normale, è un vero e proprio polo culturale che offre ai visitatori esperienze sensoriali, arte e tecnologia, il tutto racchiuso nello storico Palazzo Taffini d'Acceglio. 

Il Giardino dei sensi e Palazzo  Taffini

Appena entrati troverete il Giardino dei Sensi, creato sullo stile dei giardini rinascimentali, con tante aiuole piene di piante officinali (avevamo visto qualcosa di simile già nell'Orto dei Padri Somaschi a Cherasco, ricordate? Qui vi lascio il link, se volete rinfrescarvi la memoria, o se vi siete persi il mio articolo). Ma non solo, avete notato quella struttura in centro al giardino? E' un'opera d'arte di Franz Staehler e si chiama "La palette del pittore" ed è inserita in una fontana con getti d'acqua profumata. Così si entra già nel tema profumi ed essenze.

"La palette del pittore" e la fontana profumata

La visita è condotta da bravissime ed esperte guide che vi porteranno nelle varie sale del palazzo, alla scoperta della storia dei profumi, e non è un museo "fisso", ma potrete voi stessi annusare varie essenze e scoprire anche molte altre opere d'arte contemporanea, alcune temporanee, altre permanenti, come ad esempio quella che copre le pareti di un corridoio. L'opera è di Ryts Monet e si chiama "In god we trust". Se osservate bene noterete che è un collage di banconote provenienti da tutto il mondo e la frase che dà il titolo all'opera è quella riportata dietro i dollari statunitensi.

L'opera di Ryts Monet

Il Palazzo,come dicevamo prima, è storico, e infatti la visita vi condurrà anche in una grande sala magnificamente affrescata con le battaglie condotte dai Taffini al fianco dei Duchi di Savoia.

Il salone affrescato


Ma parlavamo anche di mostre temporanee. In questo momento è allestita la mostra "Ars regia. La Granda alchemica", fino al 6 gennaio 2020. L'argomento in effetti non è dei più semplici, se non si è già appassionati del settore, ma le visite guidate (a volte tenute dallo stesso curatore,  Vincenzo Biffi Gentili) servono proprio per conoscere meglio un argomento che riguarda anche da vicino la storia e l'arte locali, vista la presenza di artisti piemontesi interessati all'alchimia.

Gli stessi Savoia ne erano appassionati e la mostra si conclude infatti nell'edificio contiguo, Palazzo Muratori Cravetta, nella camera in cui è morto Carlo Emanuele I. 
Pensate che io sento nominare da sempre questo Palazzo ma non avevo mai potuto visitarlo, l'unica cosa fattibile era sbirciare la facciata e il giardino da una cancellata che trovate nel vicolo che costeggia Palazzo Taffini, anche se l'ingresso ufficiale è in Via Jerusalem (dove è presente, sopra la porta, una targa che ricorda la presenza del Duca di Savoia in queste stanze).

La sala di Carlo Emanuele I

Questo perchè il palazzo è aperto soltanto durante le mostre, quindi vi consiglio di approfittarne, se volete vedere da vicino questo edificio. Grazie alla mostra "Ars regia", dicevamo, è possibile entrare nella suggestiva Sala Grande. Carlo Emanuele I soggiornò qui nel 1630 e qui si ammalò e morì. 
Oltre a questo potrete fare due passi nel giardino alla francese (il cui disegno risale al Seicento) e ammirare da vicino la maestosa facciata, che presenta le statue e i busti di molti personaggi della famiglia sabauda.

La facciata di Palazzo Muratori Cravetta

Se tutta questa spiegazione vi è sembrata lunga sappiate che non è niente, rispetto a tutto quello che potrete scoprire visitando il Múses e i due palazzi storici, quindi vi lascio il link su cui approfondire tutti i vari aspetti, così non vi rimarrà che decidere quando organizzare la vostra scoperta di profumi, arte e storia.

Usciti dal Múses dirigetevi a destra verso Piazza Santarosa. Noterete subito l'Arco Trionfale, eretto nel 1585 per il passaggio a Savigliano di  Carlo Emanuele I con la moglie, durante il loro viaggio di ritorno dalla Spagna. Ogni città attraversata abbelliva il percorso del Duca con archi e strutture varie, quasi tutte effimere, infatti questo è l'unico arco rimasto a testimoniare questo evento.

Dopodichè vi consiglio di "perdervi" per le stradine del centro storico, e non è neanche difficile, dato che non sono quadrate come quelle delle città di origine romana.

Uno scorcio del centro storico

Ma niente paura, passeggiando di qua e di là, arriverete senz'altro al Museo Civico "Antonino Olmo" e alla  Gipsoteca "Davide Calandra". Entrambi si trovano nell'antico convento di  S. Francesco, costruito nel 1670 e abitato dai monaci fino al 1866. Dopo vari usi, dal 1970 ospita il Museo, anche questo poco conosciuto ma che vale sicuramente la pena. Troverete reperti archeologici rinvenuti in zona, una sala arredata come un'antica farmacia (con vari contenitori, vetri e attrezzature da laboratorio), diversi dipinti e sculture di artisti di scuola saviglianese, salette con tessuti e oggetti devozionali, una sala dedicata alle famose violiniste locali Teresa e Maria Milanollo e una sezione dedicata a opere più contemporanee.

La scala di accesso al Museo Civico

 Al piano terra, nella sala che è stata il refettorio dei monaci, vengono spesso allestite mostre temporanee.

La gipsoteca invece è una raccolta di sculture in gesso e documenta l'attività artistica di Davide Calandra, che operò producendo ritratti, opere funerarie, medaglie e grandi monumenti in Italia e all'Estero. 

Una delle opere della Gipsoteca

Sicuramente il gesso più famoso che potrete osservare qui è il "Fregio per il Parlamento Italiano". Quando guardiamo in tv le litigate, pardon, riunioni dei politici, magari non ci facciamo caso, ma dietro di loro c'è questo Fregio, creato da un artista piemontese. Lo sapevate?

Il gesso del fregio presente al Parlamento

Anche qui non vi racconto tutte le opere, altrimenti poi sapete già tutto e non ci andate più. 

Il chiostro

Piccola pausa per fare due passi nel chiostro, silenzioso e tranquillo, e poi concludiamo il giro con una chiesa molto particolare. Quando mi ci hanno portata sono rimasta stupefatta, non abito lontana da Savigliano ma non ero mai stata in questa zona. Vi lascio direttamente la localizzazione a questo link, ma non è comunque lontana dal museo. Si chiama Confraternita della Misericordia, Croce Nera e  Auditorium. Che c'entra una chiesa con un auditorium? Ora ve lo dico.

La chiesa con la crepa

Quando ci arrivate davanti vedrete una crepa enorme sulla facciata. Che cosa strana, non capita spesso, almeno a me, di vedere cose del genere. Studiando la storia viene fuori che questo edificio doveva essere abbattuto, nel 1984 ma, per fortuna, grazie all'interessamento della Soprintendenza e di un'Associazione locale è stata salvata.

Anzi, è stato deciso di recuperarla e di trasformarla in auditorium e sala polivalente cittadina. E' stata creata una moderna struttura di acciaio, che si incastra alla perfezione su quel che rimaneva della chiesa seicentesca. Se volete saperne di più qua trovate un link molto interessante. 

L'auditorium

Vicino alla chiesa c'è un bel parco, quindi se vi ho fatti camminare troppo ora potete riposarvi un po', così poi mi direte se avete trovato interessante questo articolo e, soprattutto, se nei vostri giri avete scoperto ancora altre cose belle che di sicuro ci sono da visitare in zona. Personalmente ho in elenco il Museo Ferroviario.



mercoledì 13 novembre 2019

CARAGLIO: Filatoio, Panchina Gigante e Ruderi del castello

Caraglio, paese all'imbocco della Valle Grana (conosciuta principalmente per il santuario di Castelmagno), è famoso per il Filatoio. Ed è proprio qui che vi voglio portare oggi, senza disdegnare un giretto in collina.

L'esterno del filatoio

Il Filatoio è stato costruito tra il 1676 e il 1678 dal conte Galleani (e infatti a volte lo trovate indicato come Filatoio Galleani). Già Emanuele Filiberto, Duca di Savoia, molti anni prima, aveva capito l'importanza della gelsicoltura, favorendo quindi tutte le attività che portarono all'impianto di molti filatoi.
La maggior parte di essi ormai è distrutta o ha cambiato destinazione d'uso, ed ecco perchè quello di Caraglio è così importante: è il più antico setificio rimasto in Europa e uno dei pochi in Italia trasformato in sede museale. 

Vista del primo cortile dal balconcino.

La visita guidata permette di conoscere tutta la storia del complesso, dagli inizi fino ad oggi, passando ovviamente anche per i soliti periodi di degrado che accomunano un po' tutti gli edifici storici. 

Il complesso, costruito in pochi anni, ospitava tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione dei gelsi, all'allevamento dei bachi da seta per poi arrivare alla lavorazione e al prodotto finito; si specializzò nella produzione dell'"organzino piemontese", un filato molto apprezzato in Francia.

Uno degli ambienti ricreati fedelmente



Non sto a raccontarvi tutta la storia per filo e per segno (anche perchè ve la racconterà una bravissima guida) ma chiaramente è comprensibile come la struttura desse lavoro a moltissime persone, dai coltivatori alle operaie, le quali svolgevano un lavoro molto duro e impegnativo. Nel complesso vi sono infatti anche edifici che erano stati destinati proprio alle lavoratrici, poi c'erano gli appartamenti padronali, la cappella eccetera.

Un altro ambiente di lavoro

La produzione termina nel 1936 e, dopo appunto periodi di abbandono e di utilizzo come caserma militare, si inizia finalmente il recupero. Grazie ad attenti studi storici, effettuati dal Prof. Flavio Crippa, il filatoio oggi presenta le riproduzioni dei vari macchinari che venivano utilizzati in passato, permettendo quindi al visitatore di poter vedere come funzionava il lavoro, osservandoli anche in azione.

Una delle torri esterne con l'opera di Jeremy Gobè

Ma non finisce qui. Il Filatoio è un vero e proprio centro culturale: ospita infatti, durante tutto l'anno, molte mostre, in genere sempre a tema tessile (in questo momento è visitabile la mostra "L'altra tela di Leonardo", per scoprire i macchinari da lui inventati) ma anche mostre fotografiche su temi locali o di importanza sociale. Tra l'altro queste mostre, in alcuni casi, permettono anche di entrare in sale ancora affrescate, o magari con camini, in modo da poter immaginare la vita di una volta. Vi consiglio quindi di tenere d'occhio il sito del Filatoio e i profili social, in modo da essere sempre aggiornati su tutto quanto viene organizzato. 

C'è poi un'opera fissa, molto colorata, la potete osservare già all'esterno, sulla torre di sinistra, poi anche nel primo cortile, sul muro di sinistra, e poi ancora, durante la visita, dentro una sala. Si, è sempre la stessa opera, realizzata con la lana su telai jacquard, che "corre" dentro e fuori l'edificio. E' dell'artista Jeremy Gobè e si intitola "La libertè guidant la laine", con chiaro riferimento all'opera di Delacroix "La Libertà che guida il popolo", diventata famosa come simbolo dei diritti dell'uomo. 

Questo perchè non è solo un tessuto di lana messo lì a casaccio, ma rappresenta il lavoro manuale del passato, che deve essere ricordato anche per creare le tradizioni del futuro. Il tessuto è sistemato in modo che dalle pareti emergono forme piene di vita, che evocano la forza e l'energia delle persone che svolgevano questo pesante lavoro.

Un suggestivo dettaglio dell'opera di Jeremy Gobè


Bene, ora che abbiamo scoperto il Filatoio possiamo andare a goderci un po' di tranquillità in collina, alla ricerca della panchina gigante. In auto, dal centro del paese, sulla strada che sale in Valle Grana, prendiamo a destra via Marconi e poi Via Santuario al Castello. In pochi tornanti si arriva a un bel Santuario, dove si può parcheggiare.

Il santuario Madonna del Castello

A due passi, nel bosco, troverete i ruderi del castello, con alcuni sentieri, mura sparse ecc. Non mi spiacerebbe saperne di più e scoprire com'era strutturato il castello ma non ho questa possibilità quindi mi limito a camminare immaginando che cosa potrebbe esserci sotto i miei piedi, sepolto sotto alla terra, di sicuro ci saranno stati saloni delle feste, sale d'armi eccetera. Il luogo è, per fortuna, ben tenuto, segno di attenzione verso il turista e, soprattutto, verso la storia di un luogo. Purtroppo non è così ovunque.

Sentieri nel bosco

Ruderi delle fortificazioni del castello

Doverosa una sosta sulla panchina gigante, molto colorata e situata in un contesto, a parer mio, non troppo panoramico, ma veramente molto tranquillo.

La panchina gigante

Il centro di Caraglio ha sicuramente altro da scoprire, quindi tornerò in futuro.