mercoledì 27 novembre 2019

SAVIGLIANO

E dopo diversi articoli riguardanti quasi tutti piccoli borghi o luoghi meno conosciuti, stavolta vi porto a Savigliano, cittadina in pianura ricca di cose da vedere e che sapranno di sicuro stupirvi, come è successo a me più di una volta.

Si perchè Savigliano è conosciuta per Piazza Santarosa, il salottino della città, con i portici, i negozi, i locali; non tutti sanno che esistono musei unici o comunque molto particolari, e poi murales, parchi eccetera.

Io comincerei subito con il Múses, Accademia del Profumo, in Via San'Andrea. Per arrivarci in auto in genere io parcheggio nei dintorni di Parco Graneris e, già che ci sono, faccio due passi nel verde. Ci sono anche due pareti tutte decorate a murales.


I murales di Parco Graneris

Ma torniamo al Múses. Non è solo un museo normale, è un vero e proprio polo culturale che offre ai visitatori esperienze sensoriali, arte e tecnologia, il tutto racchiuso nello storico Palazzo Taffini d'Acceglio. 

Il Giardino dei sensi e Palazzo  Taffini

Appena entrati troverete il Giardino dei Sensi, creato sullo stile dei giardini rinascimentali, con tante aiuole piene di piante officinali (avevamo visto qualcosa di simile già nell'Orto dei Padri Somaschi a Cherasco, ricordate? Qui vi lascio il link, se volete rinfrescarvi la memoria, o se vi siete persi il mio articolo). Ma non solo, avete notato quella struttura in centro al giardino? E' un'opera d'arte di Franz Staehler e si chiama "La palette del pittore" ed è inserita in una fontana con getti d'acqua profumata. Così si entra già nel tema profumi ed essenze.

"La palette del pittore" e la fontana profumata

La visita è condotta da bravissime ed esperte guide che vi porteranno nelle varie sale del palazzo, alla scoperta della storia dei profumi, e non è un museo "fisso", ma potrete voi stessi annusare varie essenze e scoprire anche molte altre opere d'arte contemporanea, alcune temporanee, altre permanenti, come ad esempio quella che copre le pareti di un corridoio. L'opera è di Ryts Monet e si chiama "In god we trust". Se osservate bene noterete che è un collage di banconote provenienti da tutto il mondo e la frase che dà il titolo all'opera è quella riportata dietro i dollari statunitensi.

L'opera di Ryts Monet

Il Palazzo,come dicevamo prima, è storico, e infatti la visita vi condurrà anche in una grande sala magnificamente affrescata con le battaglie condotte dai Taffini al fianco dei Duchi di Savoia.

Il salone affrescato


Ma parlavamo anche di mostre temporanee. In questo momento è allestita la mostra "Ars regia. La Granda alchemica", fino al 6 gennaio 2020. L'argomento in effetti non è dei più semplici, se non si è già appassionati del settore, ma le visite guidate (a volte tenute dallo stesso curatore,  Vincenzo Biffi Gentili) servono proprio per conoscere meglio un argomento che riguarda anche da vicino la storia e l'arte locali, vista la presenza di artisti piemontesi interessati all'alchimia.

Gli stessi Savoia ne erano appassionati e la mostra si conclude infatti nell'edificio contiguo, Palazzo Muratori Cravetta, nella camera in cui è morto Carlo Emanuele I. 
Pensate che io sento nominare da sempre questo Palazzo ma non avevo mai potuto visitarlo, l'unica cosa fattibile era sbirciare la facciata e il giardino da una cancellata che trovate nel vicolo che costeggia Palazzo Taffini, anche se l'ingresso ufficiale è in Via Jerusalem (dove è presente, sopra la porta, una targa che ricorda la presenza del Duca di Savoia in queste stanze).

La sala di Carlo Emanuele I

Questo perchè il palazzo è aperto soltanto durante le mostre, quindi vi consiglio di approfittarne, se volete vedere da vicino questo edificio. Grazie alla mostra "Ars regia", dicevamo, è possibile entrare nella suggestiva Sala Grande. Carlo Emanuele I soggiornò qui nel 1630 e qui si ammalò e morì. 
Oltre a questo potrete fare due passi nel giardino alla francese (il cui disegno risale al Seicento) e ammirare da vicino la maestosa facciata, che presenta le statue e i busti di molti personaggi della famiglia sabauda.

La facciata di Palazzo Muratori Cravetta

Se tutta questa spiegazione vi è sembrata lunga sappiate che non è niente, rispetto a tutto quello che potrete scoprire visitando il Múses e i due palazzi storici, quindi vi lascio il link su cui approfondire tutti i vari aspetti, così non vi rimarrà che decidere quando organizzare la vostra scoperta di profumi, arte e storia.

Usciti dal Múses dirigetevi a destra verso Piazza Santarosa. Noterete subito l'Arco Trionfale, eretto nel 1585 per il passaggio a Savigliano di  Carlo Emanuele I con la moglie, durante il loro viaggio di ritorno dalla Spagna. Ogni città attraversata abbelliva il percorso del Duca con archi e strutture varie, quasi tutte effimere, infatti questo è l'unico arco rimasto a testimoniare questo evento.

Dopodichè vi consiglio di "perdervi" per le stradine del centro storico, e non è neanche difficile, dato che non sono quadrate come quelle delle città di origine romana.

Uno scorcio del centro storico

Ma niente paura, passeggiando di qua e di là, arriverete senz'altro al Museo Civico "Antonino Olmo" e alla  Gipsoteca "Davide Calandra". Entrambi si trovano nell'antico convento di  S. Francesco, costruito nel 1670 e abitato dai monaci fino al 1866. Dopo vari usi, dal 1970 ospita il Museo, anche questo poco conosciuto ma che vale sicuramente la pena. Troverete reperti archeologici rinvenuti in zona, una sala arredata come un'antica farmacia (con vari contenitori, vetri e attrezzature da laboratorio), diversi dipinti e sculture di artisti di scuola saviglianese, salette con tessuti e oggetti devozionali, una sala dedicata alle famose violiniste locali Teresa e Maria Milanollo e una sezione dedicata a opere più contemporanee.

La scala di accesso al Museo Civico

 Al piano terra, nella sala che è stata il refettorio dei monaci, vengono spesso allestite mostre temporanee.

La gipsoteca invece è una raccolta di sculture in gesso e documenta l'attività artistica di Davide Calandra, che operò producendo ritratti, opere funerarie, medaglie e grandi monumenti in Italia e all'Estero. 

Una delle opere della Gipsoteca

Sicuramente il gesso più famoso che potrete osservare qui è il "Fregio per il Parlamento Italiano". Quando guardiamo in tv le litigate, pardon, riunioni dei politici, magari non ci facciamo caso, ma dietro di loro c'è questo Fregio, creato da un artista piemontese. Lo sapevate?

Il gesso del fregio presente al Parlamento

Anche qui non vi racconto tutte le opere, altrimenti poi sapete già tutto e non ci andate più. 

Il chiostro

Piccola pausa per fare due passi nel chiostro, silenzioso e tranquillo, e poi concludiamo il giro con una chiesa molto particolare. Quando mi ci hanno portata sono rimasta stupefatta, non abito lontana da Savigliano ma non ero mai stata in questa zona. Vi lascio direttamente la localizzazione a questo link, ma non è comunque lontana dal museo. Si chiama Confraternita della Misericordia, Croce Nera e  Auditorium. Che c'entra una chiesa con un auditorium? Ora ve lo dico.

La chiesa con la crepa

Quando ci arrivate davanti vedrete una crepa enorme sulla facciata. Che cosa strana, non capita spesso, almeno a me, di vedere cose del genere. Studiando la storia viene fuori che questo edificio doveva essere abbattuto, nel 1984 ma, per fortuna, grazie all'interessamento della Soprintendenza e di un'Associazione locale è stata salvata.

Anzi, è stato deciso di recuperarla e di trasformarla in auditorium e sala polivalente cittadina. E' stata creata una moderna struttura di acciaio, che si incastra alla perfezione su quel che rimaneva della chiesa seicentesca. Se volete saperne di più qua trovate un link molto interessante. 

L'auditorium

Vicino alla chiesa c'è un bel parco, quindi se vi ho fatti camminare troppo ora potete riposarvi un po', così poi mi direte se avete trovato interessante questo articolo e, soprattutto, se nei vostri giri avete scoperto ancora altre cose belle che di sicuro ci sono da visitare in zona. Personalmente ho in elenco il Museo Ferroviario.



mercoledì 13 novembre 2019

CARAGLIO: Filatoio, Panchina Gigante e Ruderi del castello

Caraglio, paese all'imbocco della Valle Grana (conosciuta principalmente per il santuario di Castelmagno), è famoso per il Filatoio. Ed è proprio qui che vi voglio portare oggi, senza disdegnare un giretto in collina.

L'esterno del filatoio

Il Filatoio è stato costruito tra il 1676 e il 1678 dal conte Galleani (e infatti a volte lo trovate indicato come Filatoio Galleani). Già Emanuele Filiberto, Duca di Savoia, molti anni prima, aveva capito l'importanza della gelsicoltura, favorendo quindi tutte le attività che portarono all'impianto di molti filatoi.
La maggior parte di essi ormai è distrutta o ha cambiato destinazione d'uso, ed ecco perchè quello di Caraglio è così importante: è il più antico setificio rimasto in Europa e uno dei pochi in Italia trasformato in sede museale. 

Vista del primo cortile dal balconcino.

La visita guidata permette di conoscere tutta la storia del complesso, dagli inizi fino ad oggi, passando ovviamente anche per i soliti periodi di degrado che accomunano un po' tutti gli edifici storici. 

Il complesso, costruito in pochi anni, ospitava tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione dei gelsi, all'allevamento dei bachi da seta per poi arrivare alla lavorazione e al prodotto finito; si specializzò nella produzione dell'"organzino piemontese", un filato molto apprezzato in Francia.

Uno degli ambienti ricreati fedelmente



Non sto a raccontarvi tutta la storia per filo e per segno (anche perchè ve la racconterà una bravissima guida) ma chiaramente è comprensibile come la struttura desse lavoro a moltissime persone, dai coltivatori alle operaie, le quali svolgevano un lavoro molto duro e impegnativo. Nel complesso vi sono infatti anche edifici che erano stati destinati proprio alle lavoratrici, poi c'erano gli appartamenti padronali, la cappella eccetera.

Un altro ambiente di lavoro

La produzione termina nel 1936 e, dopo appunto periodi di abbandono e di utilizzo come caserma militare, si inizia finalmente il recupero. Grazie ad attenti studi storici, effettuati dal Prof. Flavio Crippa, il filatoio oggi presenta le riproduzioni dei vari macchinari che venivano utilizzati in passato, permettendo quindi al visitatore di poter vedere come funzionava il lavoro, osservandoli anche in azione.

Una delle torri esterne con l'opera di Jeremy Gobè

Ma non finisce qui. Il Filatoio è un vero e proprio centro culturale: ospita infatti, durante tutto l'anno, molte mostre, in genere sempre a tema tessile (in questo momento è visitabile la mostra "L'altra tela di Leonardo", per scoprire i macchinari da lui inventati) ma anche mostre fotografiche su temi locali o di importanza sociale. Tra l'altro queste mostre, in alcuni casi, permettono anche di entrare in sale ancora affrescate, o magari con camini, in modo da poter immaginare la vita di una volta. Vi consiglio quindi di tenere d'occhio il sito del Filatoio e i profili social, in modo da essere sempre aggiornati su tutto quanto viene organizzato. 

C'è poi un'opera fissa, molto colorata, la potete osservare già all'esterno, sulla torre di sinistra, poi anche nel primo cortile, sul muro di sinistra, e poi ancora, durante la visita, dentro una sala. Si, è sempre la stessa opera, realizzata con la lana su telai jacquard, che "corre" dentro e fuori l'edificio. E' dell'artista Jeremy Gobè e si intitola "La libertè guidant la laine", con chiaro riferimento all'opera di Delacroix "La Libertà che guida il popolo", diventata famosa come simbolo dei diritti dell'uomo. 

Questo perchè non è solo un tessuto di lana messo lì a casaccio, ma rappresenta il lavoro manuale del passato, che deve essere ricordato anche per creare le tradizioni del futuro. Il tessuto è sistemato in modo che dalle pareti emergono forme piene di vita, che evocano la forza e l'energia delle persone che svolgevano questo pesante lavoro.

Un suggestivo dettaglio dell'opera di Jeremy Gobè


Bene, ora che abbiamo scoperto il Filatoio possiamo andare a goderci un po' di tranquillità in collina, alla ricerca della panchina gigante. In auto, dal centro del paese, sulla strada che sale in Valle Grana, prendiamo a destra via Marconi e poi Via Santuario al Castello. In pochi tornanti si arriva a un bel Santuario, dove si può parcheggiare.

Il santuario Madonna del Castello

A due passi, nel bosco, troverete i ruderi del castello, con alcuni sentieri, mura sparse ecc. Non mi spiacerebbe saperne di più e scoprire com'era strutturato il castello ma non ho questa possibilità quindi mi limito a camminare immaginando che cosa potrebbe esserci sotto i miei piedi, sepolto sotto alla terra, di sicuro ci saranno stati saloni delle feste, sale d'armi eccetera. Il luogo è, per fortuna, ben tenuto, segno di attenzione verso il turista e, soprattutto, verso la storia di un luogo. Purtroppo non è così ovunque.

Sentieri nel bosco

Ruderi delle fortificazioni del castello

Doverosa una sosta sulla panchina gigante, molto colorata e situata in un contesto, a parer mio, non troppo panoramico, ma veramente molto tranquillo.

La panchina gigante

Il centro di Caraglio ha sicuramente altro da scoprire, quindi tornerò in futuro.

mercoledì 30 ottobre 2019

PIAN MUNE'

Ogni anno faccio almeno due o tre gite a Pian Munè, una in autunno, una in estate e poi dipende, quando ne ho voglia, tanto non sono lontana. Ogni volta trovo qualcosa da fotografare, trovo natura, trovo pace e quiete (cerco di andarci in settimana, quando tutto è più tranquillo). Ieri ci sono stata per cercare un po' di foliage e ho trovato una signora che mi ha chiesto diverse informazioni sul luogo. Ho quindi pensato di fare un articolo riguardo questa località.

Pian Munè, in Valle Po, nel comune di Paesana, è nata come località sciistica, anche se abitata probabilmente già nella preistoria (ma di questo parleremo più avanti). Dopo un periodo "morto" in cui era solo la natura pura a farla da padrona, ora la località è risorta, grazie anche all'impegno dei giovani gestori dei due rifugi.

Ho nominato lo sci, la montagna ma, come ben sapete, sul mio blog non tratto argomenti sportivi di questo tipo quindi vi racconto cos'altro potete fare.

Prima di tutto a Pian Munè ci si arriva comodamente in auto. Salendo noterete diversi spiazzi per parcheggiare e diverse stradine, quasi tutte portano a gruppi di case. Se sarete in zona in questo periodo, noterete i favolosi colori degli alberi, sbizzarritevi con le foto.

Foliage lungo la strada per Pian Munè

 Qualche curva prima del rifugio vi consiglio di fare una sosta sulla destra: trovate un ampio spazio per parcheggiare, una fontana, un paio di tavoli con panche. Di qui,con una passeggiata di circa mezzoretta (scarponcini mi raccomando, non sandali) potete arrivare a Bric Lombatera, un'area in cui osservare numerose coppelle, cioè incisioni rupestri, che testimoniano la presenza dell'uomo in questa zona in tempi antichissimi. Da questo punto poi è ottima la vista sul Monviso.

Le coppelle preistoriche di Bric Lombatera, vista Monviso

 Dal lato opposto avrete invece la visuale sul Montebracco, sulla bassa Valle Po e sulla pianura, tempo permettendo ovviamente. Qui una foto che ho scattato il 1 gennaio di qualche anno fa, quell'"isola" che vedete nella nebbia è la punta del Montebracco, nebbia in pianura e a Bric Lombatera c'era il sole. Uno spettacolo.

La punta del Mombracco da Bric Lombatera

Riprendendo la macchina proseguite la salita e arriverete al piazzale di Pian Munè, a 1535 metri di altitudine. Qui potete parcheggiare e godervi l'aria di montagna. Se il rifugio è aperto vi consiglio di pranzare, magari con una buona polenta, o di far merenda con una fetta di torta. Prodotti locali e gusto a volontà.

Davanti al rifugio parte il sentiero sterrato che, a un certo punto, si dirama: se prendete la via a sinistra, in discesa, arriverete al rifugio Bertorello (una cinquantina di minuti, dicono i cartelli, quindi direi di lasciarlo a chi cammina speditamente); dritto invece il sentiero sale e arriva al rifugio a monte (90 minuti circa, anche questo per camminatori, ma dopo vi parlo di come fare per evitare questa salita). Di fronte invece trovate l'ingresso al bosco didattico La trebulina.

Il sentiero nel bosco

E' un bosco didattico ma non è solo per bambini, ovviamente. La passeggiata è semplice e molto interessante per tutti, ci sono i cartelli che vi raccontano delle varie piante che troverete lungo la strada, oppure degli animali che vivono in queste zone. Aguzzate la vista perchè animali scolpiti nel legno vi stanno osservando, poi ci sono cascate, muschi e licheni, ruscelli eccetera. E, soprattutto, è un bosco vivo, se ci siete stati un po' di tempo fa e ci tornate, troverete di sicuro qualcosa di diverso.

Una panchina di legno scolpito

Anche qui in autunno potrete fare ottime foto a tema foliage, a volte anche con tanto di funghetti che sbucano qui e lì, e quest'anno ci sono anche le decorazioni nella settimana di Halloween, per cui vale la pena di fare un giretto.

Il bosco ad Halloween 2019

Vi parlavo prima del rifugio a monte dei 90 minuti di camminata. Per evitarli bisogna andare a Pian Munè quando la seggiovia è aperta, et voilà, risolto il problema. Ci si gode il panorama da comodamente seduti e si riescono a fare foto dall'alto.

Panorami dalla seggiovia

Scesi dalla seggiovia troverete appunto il rifugio per rifocillarvi e potrete fare due passi. Senza grosso sforzo arriverete alla zona chiamata il Fontanone, da qui il panorama sul Monviso è davvero favoloso e, se siete fortunati, riuscirete a vedere persino il Cervino (del resto dal Plateau Rosà  ho visto il Monviso, normale quindi anche il contrario).


Il Monviso dal Fontanone. 
Vuoi non fare un autoscatto ricordo?

Da questa zona partono anche itinerari più impegnativi, verso i Laghi Luset e Garitta Nuova. Anche questi li lasciamo ai camminatori esperti.

Un nuovo itinerario che parte dal rifugio a valle è quello per la cava abbandonata. Una volta infatti in questa zona si estraeva "la pietra verde". Ho lasciato quest'informazione per ultima perchè purtroppo non ho ancora avuto occasione di fare questo itinerario, la prossima primavera non me lo faccio scappare. Se qualcuno di voi però c'è già stato mi faccia sapere com'è.

Per ogni  informazione (orari, aperture seggiovia, info su sci, trekking, eventi, cene eccetera) vi lascio il link dei rifugi, ma seguiteli anche sui social, così sarete sempre aggiornati su tutto quanto c'è da fare in zona.







giovedì 17 ottobre 2019

CHERASCO

E dopo un po' di gite montane stavolta ci spostiamo ai bordi delle Langhe, a Cherasco, situata su un pianalto alla confluenza dei fiumi  Stura di Demonte e Tanaro, in una posizione molto panoramica.

E' uno dei pochi comuni a vantare una data di fondazione molto precisa, il 12 novembre 1243, anche se le origini sono molto più antiche, lo capirete passeggiando per le varie strade, di impianto romano, quindi quadrato.

Quando è il periodo migliore per visitarla? Io ci sono stata in tutte le stagioni e devo dire che ognuna ha il proprio fascino, anche quando c'è quella nebbiolina novembrina che rende tutto più ovattato. Forse, se ci andate per la prima volta, l'ideale è una giornata autunnale, con quel bel sole tiepido che illumina le facciate degli antichi palazzi nobiliari e ve ne farà innamorare all'istante.

Da dove partire per visitarla? Beh, c'è veramente tanto da vedere. Se avete parcheggiato nelle due piazze principali di sicuro avete notato un bel viale alberato, al fondo del quale scorgete un castello, ma io vi propongo un giro diverso.

Passate sotto l'arco di Narzole e inoltratevi nel centro della cittadina. Uno dei primi edifici importanti da vedere è Palazzo Salmatoris. Costruito nel '600, è stato varie volte ingrandito e abbellito. Palazzo importante perchè ospitò la Sacra Sindone (nella Saletta del Silenzio, affrescata dal Taricco), e anche Napoleone, quando nel 1706 firmò l'armistizio ai Piemontesi. Le sue sale ospitarono poi più volte la corte dei Savoia, soprattutto quando dovette fuggire da Torino causa peste.


Lo scalone di accesso a Palazzo Salmatoris

Ora il palazzo è sede di mostre sempre molto interessanti, e vi sono anche mostre permanenti, come quella dedicata al pittore locale Romano Reviglio e le sale dedicate a collezioni di artisti contemporanei che hanno donato le loro opere alla città.  A questo link tutte le informazioni sul Palazzo.

Proseguendo verso il centro vi consiglio una deviazione verso la chiesa di S. Pietro. Di origine coeva alla fondazione della città, presenta una facciata molto particolare, con inserimenti di materiali recuperati da altri edifici, come si usava all'epoca. Potete notare addirittura formelle con stemmi nobiliari (famiglia Lunelli), varie sculture di animali eccetera ... Di fianco alla chiesa vi è la porticina che lascia intravedere l'orto botanico, visitabile durante la manifestazione floro-vivaistica che si tiene a fine aprile.


La chiesa di S. Pietro

Tornati su strada principale l'altra deviazione si ha sull'altro lato, dove c'è la chiesa di S. Gregorio, anche questa attualmente utilizzata per mostre di vario genere. L'interno è da restaurare ma è comunque molto affascinante.


L'interno della chiesa di S. Gregorio

Vi trovate ormai nell'isola pedonale, col Palazzo Comunale, la Torre Civica e i portici. Qui trovate spesso una bacheca con vari depliant turistici, vi consiglio di prendere quello con segnate tutte le manifestazioni, gli eventi e le principali cose da vedere in città, perchè scriverle qui sarebbe davvero impossibile, ce n'è per tutti i gusti durante tutto l'anno. Le manifestazioni più famose sono sicuramente i Grandi Mercati di Antiquariato e collezionismo; ce ne sono ben sei durante l'anno, il prossimo (e ultimo per il 2019) sarà l'8 dicembre.


Il Grande Mercato dell'Antiquariato


Guardandovi attorno noterete vari palazzi nobiliari, sono questi che riflettono la luce autunnale di cui vi parlavo prima. Se sarete qui in un giorno qualunque, senza gente attorno, vi sembrerà di entrare veramente in un'altra epoca, magari quella delle "mura stellate", raccontate nel libro di Gina Lagorio, l'epoca in cui qui passavano i cavalli, le carrozze, le "madame" coi loro bei vestiti di velluto.

Oltrepassato l'Arco del Belvedere (costruito come voto per l'esenzione della peste del 1630) dirigetevi a sinistra, verso il Santuario della Madonna del Popolo, con la facciata barocca e la cupola ottagonale (terza in Piemonte per grandezza). So che non è di interesse comune, ma è comunque particolare vedere, all'interno, una delle cappelle laterali decorata con teschi e scheletri che sbucano da dietro le colonne di marmo.


La cupola del santuario vista dall'Orto dei Padri Somaschi.

Subito dopo la chiesa potete dare un'occhiata al giardino del famoso e lussuoso Hotel Somaschi, ex monastero.



Hotel dei Somaschi


Non lontano è il Museo Civico Adriani, all'interno del seicentesco Palazzo Gotti di Salerano. Al primo piano trovate sale magnificamente affrescate dal Taricco, da lasciarvi senza fiato. Dopo esservi ripresi dalla vista di cotanta bellezza potrete osservare un'importante raccolta di documenti storici locali e piemontesi, oggetti antichi di vario genere, monete e quant'altro.


Uno dgli affreschi del Museo Adriani


Tornando indietro, di fianco al santuario trovate l'Antico Orto dei Padri Somaschi, con una moltitudine di piante e fiori, strutturati in un bel percorso con pergolati, panchine e cartelli descrittivi. Qui, se potete, vi consiglio di fare un giro in ogni stagione, perchè ovviamente ogni pianta o fiore ha il suo momento di splendore, quindi ogni volta vedrete qualcosa di nuovo.


Mele ornamentali a ottobre


Uscendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui siete entrati, sarete sul belvedere, con tanto verde, panchine per rilassarvi un po' dopo aver camminato così tanto e il Santuario della Madonna delle Grazie. Da qui parte il giro dei bastioni, da fare in una bella giornata, così il panorama sarà ovviamente migliore.

 Al termine dei bastioni sarete arrivati vicino al Castello  Visconteo, risalente al 1348.  Attualmente proprietà privata, quindi niente visite, ahimè, però, se tenete d'occhio la manifestazione "Nei giardini del castello" potrete appunto almeno fare il giro nel giardino, e vi assicuro che ne vale la pena. L'evento si tiene verso fine aprile, è a carattere floro-vivaistico, e vi dà l'opportunità di sbirciare da vicino l'impianto del castello, più antico sul davanti (la parte che si vede sempre) e più recente nella parte che guarda verso le Langhe, con un panorama stupendo.


Vista del giardino del castello

Queste sono le cose principali da vedere, ma io vi consiglio di perdervi per le stradine, tanto sono quadrate, ritrovate facilmente la via, scoverete ristoranti, altri palazzi, affreschi sui muri, il Museo della Magia eccetera.

Cherasco poi è famosa per i prodotti tipici, ve li accenno soltanto perchè, per ora, non ho ancora avuto occasione di provarli, ma alcuni mi attirano molto, come il thè rosso "bacio di Cherasco", la salsiccia al Barolo, il cioccolato, il Barolo Mantoetto (prodotto fin dal 1880) e l'Acqua di Cherasco (che non si beve ma offre profumazioni meravigliose per la casa. Ho avuto occasione di sentire la fragranza "Library", profumo di libri, spettacolare) ... e poi rane, chiocciole eccetera.


venerdì 4 ottobre 2019

VALLE MAIRA: ACCEGLIO

Proseguiamo in Valle Maira, più precisamente ad Acceglio, l'ultimo paese della vallata. Circa 150 abitanti suddivisi in una decina di frazioni. Chiaramente non le vedremo tutte, vi porterò in quelle in cui sono stata io.

Il paese, antichissimo, è nominato in documenti fin dal 1028 e attualmente è conosciuto soprattutto come base per camminate ed escursioni di vario genere. Ma, come sempre nei luoghi in cui vado io, la località non si riduce solo a quello. 

Il centro del paese, chiamato "La villo", ha subito vari rimaneggiamenti col passare del tempo, ma si presenta comunque ricco di storia. Passeggiando per le strette viuzze potrete notare ancora resti di palazzi nobiliari, con bifore, tête coupé (le famose sculture a forma di testa mozzata, tipiche delle zone montane). Sulla facciata di una casa c'è anche una targa che ricorda il passaggio del re del Belgio, Alberto, nel 1932.



Esiste anche un museo di arte sacra, all'interno della Confraternita; io ovviamente l'ho trovato chiuso perchè sono salita in vallata in settimana, ma vi lascio il link per avere più info, nel caso vogliate visitarlo.

Riproduzioni dei quadri di Matteo Olivero


Il museo, dal 2012 ospita anche un'esposizione di opere di Matteo Olivero, pittore divisionista nato proprio in questo paese nel 1879 (una pinacoteca a lui dedicata la trovate invece a Saluzzo). Nei viottoli attorno al museo ho trovato dei cavalletti con alcune repliche di quadri, non so se sia una cosa che c'è sempre ma è stato molto interessante vedere queste riproduzioni.

 La prossima tappa, salendo, è la frazione Saretto, a 1533 metri di altitudine. Saretto porta il nome dei "Patti di Saretto", firmati nel 1944 tra i partigiani italiani e francesi. Qui, oltre alla piccola chiesa dedicata a S. Lorenzo e l'edificio del forno comunitario, potrete godere di un tranquillo panorama sul lago artificiale. 



Lasciando l'auto a Saretto potrete partire alla scoperta di un luogo poco conosciuto ma, secondo me, molto suggestivo. Salite a piedi un pezzettino di strada asfaltata (quella che porta alle sorgenti del Maira). Dopo poco troverete, sulla sinistra, un sentiero che scende nel bosco; di lì in poi tenete la destra e seguite le indicazioni per le grotte di travertino. Arriverete a un piccolo spiazzo nel bosco con delle concrezioni di travertino che si sono create nel corso dei millenni. Una di queste "grotte" (si chiamano così ma in realtà non ci sono ingressi veri e propri) è a forma di faccia, col suo bel nasone e la bocca, vicino alla quale potrete sostare per una foto ricordo.  


Le grotte di Travertino

 Ho nominato prima le sorgenti del Maira. Ci potete arrivare in auto, su strada asfaltata, seguendo le indicazioni dal centro di Saretto. Al fondo troverete un pianoro con una conca d'acqua nella quale sgorgano le acque del Maira. Potete parcheggiare liberamente e godervi il paesaggio.Questo luogo è la base per numerose escursioni, chi cammina molto saprà meglio di me dove cercare le informazioni necessarie.

La conca con le sorgenti del Maira

A Saretto vi consiglio anche la Taverna-Foresteria Visaisa, se volete gustarvi un bel pranzetto. Locale giovane, con cibi tipici e artigianali, un bel menù alla carta e una bella lista dei vini.  Vi lascio il link al loro sito, io mi ci sono trovata molto bene.

L'entrata alla Taverna Visaisa

Lasciando Saretto proseguiamo in auto verso Chiappera, l'ultima frazione abitata di Acceglio. Avrete come sfondo la famosissima Rocca Provenzale, la riconoscerete subito perchè è a forma di "corno". Sapete perchè si chiama così? Dalla Provenza, regione francese? Non proprio. E' stata chiamata così nell'Ottocento, per via del primo salitore alla rocca, il parroco Agostino Provenzale. 

La rocca provenzale

La frazione è veramente ben restaurata, fatevi un giro tra le case, con balconi fioriti, passaggi coperti da una casa e l'altra, le classiche colonne di pietra eccetera. 

Uno scorcio di Chiappera

In auto potete salire ancora fino al Campo Base, qui ci sono il parcheggio, un campeggio e un locale in cui rifocillarsi. Dovrei ora parlarvi delle Cascate di Stroppia, solo che io non le ho ancora mai viste, quindi ve le accenno soltanto. Ho provato a cercare di capire se si vedono già dal campo base o se bisogna camminare oltre, ma ho trovato solo itinerari lunghi che portano al Lago Niera, che è quello che forma le cascate. Appena scoprirò di più vi farò sapere. Quello che so è che, chiaramente, si vedono in tarda primavera-inizio estate, prima che il lago si abbassi. E sono le cascate più alte d'Italia, ben 500 metri di salto.

Questa gita è finita, spero di avervi dato qualche spunto in più, al di fuori dei classici sentieri per chi cammina. Vi lascio il link al sito del Comune di Acceglio, dove potrete trovare moltissime informazioni, sentieri, storia, ristoro, dove pernottare, la descrizione di tutte le frazioni e molto altro.