domenica 5 dicembre 2021

VILLANOVETTA E GRISELDA

Qualche articolo fa, quando vi ho parlato di Verzuolo, vi ho lasciati con il "mistero" riguardante Gualtieri e Griselda, a Villanovetta. E' arrivato il momento di parlare di questi due personaggi e di questa bella frazione di Verzuolo che, fino al 1928, era comune a sé stante.

Ci si arriva in auto superando il centro di Verzuolo e poi, all'altezza dell'ex mulino Fissore e Sandri, svoltando sulla destra, fino ad arrivare a un parcheggio, sulla sinistra, in piazza Schiffer.

Si viene accolti da alcuni pannelli artistici, con raffigurati un uomo e una donna in abiti medievali. Altri non sono che i nostri Gualtieri e Griselda, di cui ora andrò a parlarvi anche perchè, sicuramente, se avete visitato ad esempio Saluzzo, avrete notato che a loro sono intestate due vie, e così è anche a Villanovetta.

La storia di questi due personaggi ha del leggendario, anche se online si trova qualche informazione che lascia pensare che possano essere esistiti seriamente, anche se non in zona, dato che Gualtieri viene descritto come Marchese di Saluzzo ma, nella loro genealogia non ne appare nessuno con quel nome. Comunque sia, pare che Giovanni Boccaccio sentì questa storia e decise di riportarla nel suo "Decamerone", dedicandole l'ultima novella. La storia venne poi ripresa anche da Francesco Petrarca.

Per farla breve, Gualtieri era appunto un marchese che sceglie come moglie la povera contadina Griselda; la sottopone a svariate umiliazioni e prove disumane per verificare la sua fedeltà. Lei accetta di buon grado tutte queste sofferenze per poi, alla fine, risultarne vincente e diventare finalmente sposa e marchesa onorata e amata da tutti. Non mi soffermo troppo nei dettagli perchè il Decamerone è talmente conosciuto che è semplice trovare la novella per intero e leggersela con calma.

Questa storia è stata illustrata proprio in via Griselda, a Villanovetta, con stili e tecniche diversi da artisti provenienti da accademie torinesi e milanesi e dal settore pubblicitario. 

Il risultato sono una decina di pannelli che raccontano i passaggi chiave della storia, più altri riquadri che si soffermano su dettagli o personaggi. Questa iniziativa si chiama "Colori per Griselda", e risale ormai più di 20 anni fa. Se inizialmente ebbe un buon successo, con moltissime visite e anche rievocazioni storiche, ho notato che ultimamente non se ne parla più, e lo trovo un vero peccato, in quanto è una bella storia e anche un bel luogo da vedere, in tutta tranquillità, essendo anche al di fuori delle solite mete turistiche più conosciute. Ecco perchè ho deciso di parlarvene.

Via Griselda è la via principale del borgo, quella più antica, che una volta veniva chiamata "via maestra". Parte davanti alla chiesa (dedicata a S. Andrea) e si snoda parallela alla via più trafficata, risultando così molto silenziosa e adatta a immergersi nella storia. 

Lungo questa via, oltre ai suddetti pannelli, troverete anche affreschi murari a tema religioso, quelli che spesso si trovano nei borghi antichi, e anche l'edificio del vecchio comune (riconoscibile per il timpano con lo stemma del comune e, sulla facciata, la lapide dedicata ai caduti della prima guerra mondiale) e la tettoia del mercato coperto. Ora è tutto silenzioso e tranquillo ma riuscirete sicuramente, con un po' di fantasia, a entrare nell'atmosfera di quando questo luogo era vivo e percorso quotidianamente dai cittadini che andavano in municipio, che si fermavano un attimo a chiacchierare sotto l'ala, magari mentre aspettavano che gli artigiani itineranti, (come impagliatori di sedie, arrotini ecc.) aggiustassero i loro oggetti.

Una delle vie che partono da via Griselda, sulla sinistra, incrociandosi poi con via Drago (quella da cui siamo arrivati in auto), è Via Asilo Keller. Come mai un cognome così particolare da queste parti? Alberto Keller è stato il fondatore di una filanda che per moltissimi anni è stata importantissima in zona, perchè dava lavoro ad almeno 400 persone, fino all'incendio del 1905 che interruppe le attività. Il nome rimane, attualmente, nell'asilo, fondato sempre da Keller per i figli delle operaie e operativo ancora oggi come scuola paritaria. 

Vi racconto un aneddoto che mi ha sempre divertita molto: Guido Keller, nipote di Alberto, fu segretario d'azione di Gabriele D'Annunzio e amico di Marinetti e Fillia, famosi artisti futuristi. Il divertente è stato sapere che un bel giorno, nel 1920, lasciò cadere su Montecitorio, da un aereo, un "arnese di ferro smaltato", il più brutto e arrugginito che fosse riuscito a trovare (in pratica era un pitale), con delle rape legate al manico, in  segno di disprezzo verso il Governo. 

In fondo a questa via si notano quattro grossi torrioni cilindrici. Fanno parte della residenza estiva dei conti Cravetta di Savigliano, che una volta di torrioni ne aveva ben 8. Proprio in parte di questo edificio venne fondato l'asilo.

Recuperata l'auto si percorre Via Drago finchè si trova, sulla sinistra, una piccola cappella purtroppo in pessime condizioni. Era la chiesa, dedicata a S. Sebastiano, dell'antico cimitero (quello attuale è poco lontano); sicuramente molto antica, come dimostrano i particolari fregi in cotto di fine XV secolo, trovati nella cappella e ora murati sopra la porta laterale.

Si procede poi in direzione Costigliole per l'ultima tappa di questa gita. Immediatamente dietro a un famoso vivaio sorge la cappella della Madonna della Neve. Pur essendo passata in zona moltissime volte, non avevo idea dell'esistenza di un posto così interessante finchè non ho letto il libro, che vi consiglio, "Verzuolo di strada in piazza" di Piero Balbo.

La cappella è situata vicino alla linea ferroviaria, ormai utilizzata soltanto dalla cartiera locale, e quindi in zona molto tranquilla, con tanto di area picnic attrezzata. 

La chiesa esisteva già nel XIV secolo, diversa da come la vediamo oggi; la sua forma attuale risale infatti agli anni successivi alla prima guerra mondiale. Curioso sapere che in questa zona pare siano stati seppelliti i morti per la peste del 1630 e anche i caduti dello scontro di Papò, battaglia combattuta in questa zona nel 1712 tra francesi e sardo-austriaci, durante la guerra di successione spagnola.


Un'altra curiosità: il campanile è stato costruito soltanto nel 1934. Prima, per richiamare i fedeli, veniva suonata una conchiglia come fosse un corno. Pare sia una tradizione piemontese dell'Ottocento che io ho scoperto soltanto facendo ricerche per questo articolo.  Vi lascio il link alla Proloco di Villanovetta, così se volete potete approfondire la storia e l'arte del luogo.

Anche questa gita è terminata, spero di avervi incuriositi. C'è sempre da scoprire qualcosa di interessante, anche in luoghi che tutti noi consideriamo solo e sempre di passaggio per andare da altre parti, senza fermarci un attimo. E tenete conto che, come sempre, io vi scrivo alcune cose ma, se voi andrete a farvi una passeggiata, di sicuro scoprirete molto di più.

martedì 5 ottobre 2021

I "BABACIU" DI MONTEROSSO GRANA

 Della Valle Grana non avevo ancora avuto modo di parlarvi, se si esclude l'articolo su Caraglio, la cittadina all'imbocco della vallata. E' conosciuta sicuramente per il santuario di Castelmagno ma io voglio portarvi in un luogo meno famoso ma veramente molto suggestivo. Il paese si chiama Monterosso Grana e una delle sue frazioni, San Pietro, è abitata da personaggi d'altri tempi.

Dovete sapere che la piccola frazione è ormai quasi disabitata (ma l'edificio di un albergo lascia pensare che una volta invece fosse un luogo di villeggiatura molto frequentato) e gli abitanti rimasti hanno deciso, nel 2003, di creare un vero e proprio museo etnografico all'aperto, costruendo pupazzi di paglia e stoffa, abbigliati come a fine Ottocento. I pupazzi sono poi stati sistemati in giro per il paese, su balconi, sotto porticati, nei cortili e anche in alcune ambientazioni chiuse. Ma partiamo dall'inizio.


Il percorso inizia praticamente davanti alla chiesa di S. Pietro (che presenta un interessante fonte battesimale degli Zabreri, scalpellini della valle Maira molto attivi in tutte le nostre vallate), dove trovate la prima ambientazione, al fondo di un cortile (dove c'è anche un cesto bookcrossing, per lo scambio di libri): la stalla. Questo perchè una volta le famiglie usavano ritrovarsi la sera nelle stalle, ambienti riscaldati dagli animali, e si raccontavano storie, i giovani si potevano conoscere e incontrare sorvegliati dai genitori, prima di potersi fidanzare. 


Chiaramente non sto a raccontarvi tutti i vari personaggi perchè sono più di cento ma, proseguendo per le vie del paese troverete altre ambientazioni, come la cucina, il fornaio e il macellaio, la scuola. Ogni ambiente è ricco di ricordi ed emozioni e chi di voi ha più di 40 anni sicuramente ha ancora presente l'utilizzo di vari oggetti che vedrete in giro. Se invece siete con persone ancora più avanti nell'età (io sono andata con i miei genitori) sapranno raccontarvi l'uso, e magari anche i nomi in dialetto, di attrezzi che i più giovani non hanno mai visto prima. Oserei dire che tutto questo percorso richiederebbe un bel libro fotografico, proprio per spiegare anche ai più giovani com'era la vita di una volta.


L'ambiente che più mi ha emozionata è stato sicuramente la scuola, con tutti i libri antichi posti qua e là, i quaderni con gli esercizi, le cartine geografiche appese al muro ...

E non pensate che "visto una volta non ci vado più", perchè se ritornate a distanza di tempo, troverete differenze, personaggi diversi, che si sono spostati, che si sono inventati nuove vite e nuove storie da raccontarvi.

Ultima tappa artistica di questa piccola gita è la cappella cimiteriale di S. Sebastiano (cimitero del capoluogo, non di S. Pietro). A prima vista la chiesa non è niente di particolare, è piuttosto recente; questo perchè l'area affrescata si trova nella primitiva costruzione che, in origine, era aperta sui lati, in modo da offrire riparo a viaggiatori e pellegrini.  L'apertura è ricordata da una vetrata che, attualmente, vi lascia intravedere l'interno affrescato da Pietro di Saluzzo nel 1468. Gli affreschi raffigurano gli  Evangelisti, le sante Barbara, Chiara e Cristina, le storie del martirio di San Sebastiano ... Certo, gli affreschi sono tanti e se si ha il tempo sicuramente è una cosa valida andare a chiedere le chiavi per poter entrare e osservarli bene da vicino, ma la vetrata è comunque un'ottima cosa per farsi un'idea dal vivo di opere che spesso vediamo solo sui libri o sui depliant turistici.

Sempre in zona parte anche il sentiero dei sarvanot, che però io non ho fatto e del quale quindi non posso dirvi molto. So che circonda il paese, che è necessaria circa un'ora e mezza per percorrerlo tutto, quindi se vi va di camminare cercate le bacheche che vi spiegano il percorso e partite alla scoperta anche di questa bella iniziativa immersa nella natura.

giovedì 9 settembre 2021

LA FORESTA DI VOTTINGAM

Un titolo particolare per un luogo fiabesco, immerso nella natura e poco conosciuto. Vale la pena di farsi una bella passeggiata in piena libertà e tranquillità, alla ricerca di ...? Adesso ci arriviamo.

Dovete sapere che, ormai da anni, il fiume Maira è affiancato da una rete di sentieri percorribili a piedi, in bici o a cavallo, partendo da Racconigi fino a Villar S. Costanzo. Ovviamente esistono vari tratti, percorribili senza dover fare l'intero percorso; ve ne avevo già parlato, in parte, nell'articolo riguardante Villafalletto (lo trovate qui).


Proprio poco lontano da Villafalletto, nel comune di Vottignasco, si trova un ambiente molto particolare, curato da anni dai volontari della Pro Votti e della Protezione Civile del paese. Si parcheggia vicino al cimitero (piccola parentesi artistica e religiosa. Date uno sguardo anche al santuario della Madonna del Bosco, fatto costruire a seguito di un miracolo avvenuto in zona: una pastorella ritrova l'udito e la parola grazie all'apparizione della Madonna). Di lì seguite la strada sterrata e in poco tempo arrivate all'argine del fiume.

Una bacheca ben curata vi spiega dove vi trovate e che cosa c'è da vedere. Io sapevo già che dove volevo arrivare, ma non vi dico ancora che cos'è, e quindi ho preso il sentiero sulla destra (sulla sinistra il percorso prosegue invece verso Villafalletto, con alcune varianti in mezzo al bosco, avvincenti soprattutto per le mountain bike). 

Essendo fine estate ovviamente il luogo è molto secco e polveroso, anche il fiume non ha acqua ma ha comunque il suo fascino e, immaginandolo in altre stagioni, dev'essere ancora più rigenerante passeggiare qui. Anche da questo lato ci sono varianti per mtb ma percorribili ovviamente anche a piedi; sono nel bosco, se fa caldo quindi è l'ideale per camminare un po' all'ombra.


I sentieri sono sempre ben segnalati e, a un certo punto, si arriva a una radura, dove sono sistemati tavoli e panche per pic nic. Qui i bambini potranno fare delle belle foto con Biancaneve e i sette nani o anche sbucare dalla finestra o dalla porta di una "casetta" molto carina in legno con il simbolo dell'albero della vita intagliato.


Lungo il percorso si trova anche un punto panoramico, con tanto di cornice per fare foto inquadrando il fiume e il Monviso. Chiaramente con il tempo atmosferico e la stagione giusta e, devo essere sincera, la prima domenica di settembre nel primo pomeriggio non è stato il momento giusto. Sigh!

Tutto il percorso è costellato da cartelloni con racconti fiabeschi (creati in collaborazione con le scuole del paese), soprattutto relativi ai racconti cavallereschi di Robin Hood ed Excalibur. A me ha fatto venir voglia di andare a cercare la storia perchè, pur avendola già letta in passato, non la ricordo più bene; uno stimolo in più per tornare a riprendere libri e letture quasi dimenticate.


Ed ecco che, camminando nella foresta, si incontra finalmente la spada nella roccia, che è il motivo per cui ho deciso di percorrere questo sentiero. Si trova in un bel posto all'ombra, in mezzo agli alberi, con troni di legno e accessori per fare belle foto. E, come dice il cartello, chi riuscirà ad estrarre la spada diventerà il re di Vitignascum, un regno da favola, insomma!

Avete visto come anche un piccolo paese nella pianura saviglianese può avere qualcosa di bello da vedere e da scoprire? 

E, mi raccomando, se pubblicate delle foto sui social, utilizzate gli hashtag #forestadivottingam e #boscodellefiabe, così da far conoscere questi bei luoghi, ringraziando chi tiene in ordine per noi i sentieri, per permetterci di camminare e stare immersi nella natura in tutta sicurezza, cosa ancora più importante da un anno a questa parte.

Vi lascio anche il sito ufficiale che vi permetterà di scoprire i vari tratti dei sentieri sul Maira, è ancora in allestimento ma un po' per volta verrà arricchito di tante informazioni utili. www.sentierosulmaira.it 

venerdì 6 agosto 2021

VERZUOLO, TRA PASCHERO E NOBILTA'

Qualche tempo fa avevo scritto un articolo sul centro storico di Verzuolo, sul nucleo più antico, quello che culmina col castello (potete leggerlo qui) ma questo paesino secondo me è sottovalutato, perchè anche nella sua parte più recente ha diversi edifici interessanti da conoscere. In questo articolo ho deciso quindi di farvi fare una breve passeggiata nella parte più moderna del paese.

Nel titolo ho nominato "paschero e nobiltà", due termini che sembrano contrastanti, in quanto con "paschero" si intendono i pascoli comunitari, che nulla hanno a che fare con gli edifici nobili. Questo perchè moltissimi anni fa, lungo quello che ora si chiama Corso Umberto I, non c'erano quei palazzi nobiliari che si possono vedere ora, ma la zona era rurale e presentava appunto prati e campi. A questo punto, secondo me, pur essendo già passato diverse volte in centro a Verzuolo, qualcuno non ha ancora capito di che zona io stia parlando. E' semplicemente la strada principale del paese, quella che arrivando da Manta, parte subito dopo la piazza centrale e si dirige verso Costigliole, costeggiando poi la famosa fabbrica Burgo. Il punto è che quasi tutti passiamo (mi metto in mezzo anch'io perchè per molti anni non mi sono mai guardata attorno) di lì in macchina per andare da altre parti e non ci rendiamo conto di essere in mezzo all'arte, all'architettura e alla storia. Ecco perchè ho deciso di portarvi alla scoperta di questi luoghi.

Casa Voli

Sappiate che, dove ora passano le macchine, una volta passava il tramway, come in molti altri paesi. E' un dettaglio che mi piace ricordare, provando anche a immaginare come poteva essere la vita di allora. Che poi è storia recente, dato che i binari sono stati smantellati solo verso il 1950, quindi si poteva ancora pensare alle "madame" che magari scendevano dal tramway per andare al mercato, che all'epoca si svolgeva proprio qui, dove ora è isola pedonale. Sempre qui, molto prima, addirittura nel 1500, si giocava al "rubat", una specie di gioco delle bocce. Questo per farvi capire le differenze tra ora e un tempo. 

I palazzi erano inizialmente residenze stabili, per poi diventare invece case di villeggiatura, in quanto i proprietari erano spesso impiegati nell'amministrazione del Regno, tornavano qui per i periodi di vacanza e quando dovevano controllare il lavoro dei fattori e dei loro appezzamenti agricoli. Immaginatevi questi palazzi, magari anche aiutati dalla visione dall'alto di Google Maps, con i loro freschi giardini interni, in cui l'alta società passava il tempo oziando, oppure organizzando gite in collina, soprattutto autunnali, quando i colori dei vigneti erano nel loro massimo splendore. Tutt'altra vita, rispetto a oggi.

Consiglio di parcheggiare in Piazza Martiri (quella dove ci sono i Carabinieri, per intenderci), e di attraversare la strada, sulla destra. Il primo palazzo che trovate sulla destra si riconosce per i portici e per il classico colore rosso. E' casa Giriodi, famiglia di speziali a Venasca. E' stata eretta nel 1668 e, su una colonna, riporta lo stemma della famiglia e una scritta ora incisa su metallo ma che in origine ovviamente era incisa sul capitello.

Lo stemma della famiglia Giriodi
sul capitello

Procedendo sulla destra, all'angolo con Via Muletti, trovate casa Vineis, con la facciata in stile neoclassico del Settecento. Liderico Vineis è stato un avvocato saluzzese, antifascista deportato e morto a Mathausen.

Casa Vineis

Sempre lungo Via Muletti, al civico 20, si trova casa Muletti, con una bella decorazione a vetrate colorate sopra la porta d'ingresso. Delfino Muletti è stato uno storico e scrittore di fine Settecento. Chi è interessato alla storia del saluzzese di sicuro lo ricorderà per la sue numerose pubblicazioni al riguardo.

Casa Muletti

Davanti a casa Muletti trovate una piccola torre angolare, dentro la quale si trovava la cappella privata di casa Quagliotti-Boarelli, edificio della fine del '600. Dal vicolo potete tornare lungo il Paschero e, subito sulla destra, vedere la facciata del suddetto palazzo. Della famiglia Boarelli è da ricordare Alessandra, la prima donna a salire sul Monviso, nel 1864.

Casa Quagliotti-Boarelli

A proposito di Monviso occorre ricordare, sempre sul Paschero, al numero 59, casa Voli. Oggi appartenente all'Opera Salesiana, è caratterizzata da due corpi di fabbrica, di cui uno a mò di torre, con loggia all'ultimo piano. In questo edificio, nel 1863, nasceva l'idea di fondare un club per alpinisti, quello che poi sarebbe diventato il famoso Club Alpino Italiano, su iniziativa di Quintino Sella e dei fratelli Ballada di Saint Robert.

Ai numeri 65 e 75 vi sono casa e palazzo Rovasenda, tardoseicentesco il primo e neomedievale il secondo, in mattoni a vista con tanto di torre. Ditemi se non vi sembra un castello antico. All'interno di casa Rovasenda si trovava il Ritrovo Burgo, inaugurato nel 1925. La Burgo è la famosissima cartiera situata proprio qui vicino e questo edificio prevedeva tutta una serie di servizi per i dipendenti e i visitatori della fabbrica, come mensa, sala giochi, biblioteca eccetera. 

Palazzo Rovasenda

Della famiglia Rovasenda è interessante ricordare Giuseppe, nato proprio a Verzuolo nel 1824. Dopo la carriera diplomatica decise di dedicare la sua vita a studi in campo agricolo, in particolar modo riguardo la viticoltura, iniziando dalle proprietà terriere di famiglia. I suoi studi portarono alla costituzione di un'enorme collezione di vitigni, prima piemontesi, per poi espandersi ad altre regioni italiane ed estere. La raccolta divenne talmente ampia (più di 3500 vigneti!) da dover richiedere di utilizzare un terreno apposito, denominato "La Bicocca" sulle colline di Villanovetta. Di ogni vigneto creò un fascicolo con tutte le descrizioni e le caratteristiche; il tutto venne donato, poco prima della sua morte, agli inizi del Novecento, alla Reale Scuola di Viticultura ed Enologia di Alba. 

Se vi avanza tempo vi consiglio anche un giro nella parte vecchia del cimitero urbano perchè, se l'architettura di questa zona vi ha affascinati, sappiate che anche nel cimitero queste famiglie hanno costruito sepolcri altrettanto artistici e degni di nota. 

Al termine del corso si trova la parrocchiale di Santa Maria della Scala, edificio barocco che sostituisce una chiesa precedente.

Procedendo ancora un po', sulla sinistra si trova il muro della cartiera Burgo, sul quale sono stati affissi dei pannelli che ricordano la storia della nascita di questa azienda così importante per tutto il circondario.

Infine, nella curva che esce dal paese, si trova l'ex mulino Fissore e Sandri, ora trasformato in appartamenti privati. Davanti all'entrata dell'edificio, sull'aiuola, si trovano le raffigurazioni di Griselda e Gualtieri. Chi saranno questi due personaggi? Ve lo racconterò nel prossimo articolo, quando raggiungeremo, tramite la strada che costeggia l'ex Mulino, la frazione di Villanovetta. Alla prossima.



venerdì 25 giugno 2021

CASTELLAR E GLI SPAVENTAPASSERI

Castellar è un piccolo paese (anzi, era, dato che dal 2019 è un municipio della città di Saluzzo) molto conosciuto per il castello e gli spaventapasseri. Ma andiamo con ordine.

Il piccolo borgo, tutto raccolto attorno al castello, si trova appunto non lontano da Saluzzo, all'imbocco della Valle Bronda, sulla strada che la collega alla più conosciuta  Valle Varaita. La zona è abitata fin dall'epoca longobarda e era considerata un punto strategico per la difesa del marchesato di Saluzzo. Proprio per questo nel 1270 il marchese Tommaso I fece costruire il castello che, ovviamente, non era come lo vediamo oggi. Nel 1492 diviene dimora signorile della famiglia Saluzzo di Castellar e quindi riqualificato, con ponte levatoio, torre e merlature; dettagli che lo rendono ancora oggi uno dei castelli più belli della provincia, secondo me.

Uno scorcio del castello

Per molti anni il castello ha ospitato il Museo delle uniformi del Regio Esercito Italiano e, dalla sua chiusura, non ho più avuto notizie di riaperture e visite, non a livello turistico perlomeno, dato che è attualmente una location per eventi e matrimoni. Vi lascio il link dell'ufficio turistico di Saluzzo, casomai voleste essere aggiornati su eventuali future manifestazioni o visite. Chiaramente se ne saprò qualcosa in più ve lo farò comunicherò.

La parrocchiale

Detto ciò, la visita al borgo può senz'altro partire dal parcheggio della chiesa parrocchiale, costruita nel 1725 e dedicata all'Immacolata Concezione di Maria, spostandosi poi verso il centro. Anche se la manifestazione degli spaventapasseri, organizzata ormai da più di 20 anni nelle prime due domeniche di maggio, chiaramente in questi due anni non è stata svolta, passeggiando ne troverete molti nei giardini, nei prati, sui davanzali. Quindi, aguzzate bene la vista, perchè vi stanno guardando!

Un esempio degli spaventapasseri
del paese

In centro paese poi, troverete anche un paio di murales, sempre a tema spaventapasseri, di cui uno sul campanile vicino al comune; subito dopo incontrerete la piccola cappella dedicata a S. Rocco, costruita, come tutte, come richiesta di aiuto durante i periodi colpiti dalla peste. La strada asfaltata sale un po', poi si torna in piano con una vista stupenda sulla pianura saluzzese e sui frutteti. 

Murales

Arrivati davanti al castello si può sostare un attimo per osservarne il giardino antistante e l'architettura, e poi scendere su strada acciottolata. 

Dettaglio del castello

A un certo punto, sulla destra, troverete la scala che porta a un piccolo cimitero per animali. Chiaro che non è un'attrazione turistica, ma ve l'ho comunicato perchè tempo fa ne avevo parlato con alcune persone che si erano dette molto interessate; in effetti ce ne sono pochi in giro e magari a qualcuno può essere utile come ultima dimora per i loro animali.

Praticamente nello stesso punto ma sulla sinistra, volendo, c'è il sentiero che vi riporta al parcheggio, scendendo tra gli alberi; io però consiglio di proseguire sull'acciottolato, lo trovo più caratteristico e ci può sempre essere la scoperta di qualche spaventapasseri in più. Tenete conto che faccio questo giro a piedi quasi ogni anno e ogni volta trovo qualcosa di diverso, quindi vale sicuramente la pena una visita di tanto in tanto. 

Ritornati al parcheggio di fianco alla parrocchiale (da dove parte anche il sentiero che, a piedi o in bici, permette di raggiungere Saluzzo) consiglio di prendere l'auto e inforcare la strada a sinistra della chiesa. Dopo pochi km, sulla destra, troverete il cartello turistico (di quelli marroni, per intenderci) relativo alla Chiesa di S. Ponzio. Purtroppo non c'è parcheggio, tocca lasciare l'auto a bordo strada (ma, se vi va di camminare potete direttamente arrivarci a piedi dal centro del paese). 

La chiesa di S. Ponzio

La chiesetta è inserita in un contesto agreste, tra i frutteti. Sorgeva su un'area cimiteriale facente parte di una "grangia" dell'Abbazia di Staffarda. Inizialmente era intitolata a San Sebastiano (al quale sono dedicati alcuni affreschi all'interno); cambiò nome quando, al posto della chiesa di S. Ponzio, venne costruita l'attuale parrocchiale, in paese. Restaurata nel 1968 e poi nel 2000 (nell'ambito del progetto Mistà), è attualmente praticamente sempre chiusa, la vedrei bene inserita nel circuito delle Chiese a porte aperte, che permetterebbe al turista di visitarla autonomamente. La parte più antica della chiesa è l'abside, che risale al XIII secolo ed è stata affrescata nel 1450 da Pietro da Saluzzo. 

Il luogo è tranquillo ed è bello fermarsi un po' sulla panchina nel prato per riposarsi e rilassarsi nel silenzio, osservando in lontananza il castello e sulla collina di fronte alla chiesa il castello della Morra, privato e non visitabile ma che, anche da lontano, è affascinante.

Vi lascio il link all'associazione che si occupa dell'organizzazione della manifestazione degli spaventapasseri, così da rimanere aggiornati sugli eventi futuri.

Fatemi sapere se vi è piaciuto questo articolo e, se avete già visitato questo luogo, che cosa ne pensate.

lunedì 24 maggio 2021

LE "FAJE" E UN CASTELLO (ENVIE)

La provincia di Cuneo trabocca di tradizioni e leggende di ogni genere. In passato vi avevo parlato dei sarvanot, in Valle Varaita (qui l'articolo), ci sono poi le masche e ci sono anche le "faje". Oggi vi voglio parlare proprio di loro, di questi esseri di piccole dimensioni, simili agli esseri umani, che evitano però il contatto con l'uomo ed escono allo scoperto solo quando sanno di non essere viste. Vivono in tane sotterranee o in tronchi d'albero e, a volte, hanno anche un carattere vendicativo. Nella zona di cui tra poco vi parlo, alcuni abitanti avevano pensato di scacciarle dalle loro abitazioni, senza un vero e proprio motivo, solo per cattiveria. Le faje se ne andarono ma mandarono maledizioni sul luogo che, infatti, si trovò colpito da siccità, disgrazie e altri fatti strani. 

Si racconta anche di bambini sostituiti nella culla, il cui scambio veniva ripristinato quando il piccolo di faja veniva fatto piangere e la madre, colpita, veniva a riprenderselo, riportando il piccolo umano. Durante lo scambio la faja addirittura si lamentava del trattamento riservato dalla donna umana al proprio figlioletto mentre lei invece aveva trattato con amore il bambino.

In realtà queste leggende in Piemonte sono poco conosciute, ormai se ne sta perdendo la memoria, in Liguria pare siano molto più vive. Anche per questo ho deciso di parlarvene. 

Si, ma dove troviamo tutto questo mistero? A Envie, in frazione Occa, tra Revello e Barge, ai piedi del Montebracco. Sul monte (di cui vi avevo già parlato negli articoli su Balma Boves e sulla Certosa della Trappa) esiste una "Roca dle faje", una specie di barma da loro usata per stendere il bucato. E da qui nasce anche un proverbio, anche questo purtroppo sempre meno utilizzato. Quando una donna non è capace a stendere bene (come me, ad esempio, a detta di mia madre), si dice che ha fatto "la stendua dl'e faje" perchè, pare, che anche questi esserini avessero ben poca pazienza nell'espletare i lavori domestici, in particolare il bucato.

Torniamo a noi: se vi avanza mezzoretta, durante un giro ai piedi del Montebracco, potete fermarvi in frazione Occa (ampio parcheggio dietro la chiesa) e dare uno sguardo ai murales sulle case. Sono molto interessanti e vi faranno entrare in una dimensione da fiaba; raffigurano le quattro stagioni (devo dire che quello invernale è anche un po' inquietante, perchè raffigura una faja che sbircia all'interno di una casa, in cui due donne sono intente a lavorare, e sta pensando a fare lo scambio di culle di cui vi parlavo prima). Sono stati realizzati nel 2014 da Rita Conti, l'artista che ritrovate anche a Usseaux, comune del torinese conosciuto appunto per questo tipo di pittura.

Oltre ai murales trovate anche appese varie fotografie d'epoca relative alla frazione, sempre un bel modo per ricordare i tempi passati. Ci sono anche la raffigurazione di un particolare dell'altare maggiore della chiesa e un ricordo degli alpini (con il Monviso a incorniciare la scena).


Nel titolo vi ho nominato anche un castello e, siccome sono amante di questi edifici, chiaramente ve lo racconto un po'. Non si trova a Occa ma a Envie, in centro paese e, pur non essendo visitabile, anche solo la visione dell'esterno è degna di nota.

Il castello visto dall'esterno

Si tratta di un castello in attuali forme neogotiche ricostruito sicuramente su rovine precedenti (esisteva infatti qui fin dal 1260 un castello dei marchesi di Saluzzo), dal Conte Carlo Guarnerio Guasco di Castelletto nei primi anni dell'Ottocento. E' interessante sapere che che il castello diventò presto un punto di riferimento culturale e artistico per personaggi di spicco dell'epoca, come Silvio Pellico, che vi soggiornò a lungo, Massimo D'Azeglio e, addirittura, i reali di Savoia.


Potete fermarvi un po' nei giardinetti, realizzati in parte del giardino del castello, oppure girarci attorno e trovare una torre rotonda, anche questa inserita in una zona verde, e passare poi per una piccola stradina di ronda, facente parte del ricetto antico e camminare lungo le mura, dove si trova anche una mezza torre quadrata.


Visto che ormai ho già scritto varie volte del Montebracco magari a qualcuno fa piacere approfondire l'argomento; vi lascio quindi il titolo di un libro che parla di vari luoghi nominati da me in vari articoli, come il castello di Revello, la certosa del Mombracco e le varie tradizioni e leggende locali.  Si intitola "Mombracco montagna sacra", l'autore è Pasquale Natale ed è edito da "Editrice Artistica Piemontese".

Se invece siete interessati ad approfondire il discorso sul castello di Envie vi lascio il link a una tesi di laurea che può essere molto interessante, perchè non parla solo della storia ma anche di un potenziale progetto di valorizzazione del ricetto. La trovate qui.

Come sempre spero di avervi incuriosito o comunque fatto conoscere qualcosa di nuovo.

domenica 7 febbraio 2021

BUSCA

Qualche tempo fa un mio contatto sui social, sapendo del mio blog, mi ha chiesto se ero già stata a Busca. Ho dovuto ammettere di esserci passata diverse volte, per andare altrove, ma di non essermici mai soffermata. Lui mi ha risposto: "Ah beh, tanto c'è ben poco da vedere". Tutti fermi, se qualcuno mi dice così vengo immediatamente stimolata ad approfondire il discorso, convinta come sono del fatto che ogni paese, piccolo o grande, abbia attrazioni interessanti da vedere. Ho quindi colto l'occasione di un lavoro in zona per fermarmi, durante le pause, in paese, e nelle frazioni, per andare alla scoperta di qualcosa da raccontarvi. E di cose ne ho trovate eccome, non le ho neanche viste tutte, altrochè "non c'è niente da vedere".


Porta Santa Maria

Partiamo dall'inizio. Busca si trova non lontano da Cuneo e da altre cittadine di cui vi ho già parlato, come Dronero e Caraglio. E' molto conosciuta per il castello del Roccolo (che, mannaggia a me, non ho ancora visto; ho scoperto però che, in zona, almeno fino al 1979 esisteva  addirittura la fabbrica dell'acqua del Roccolo, online si trovano le etichette storiche) ma anche il centro storico merita una visita, così come alcune frazioni. L'origine del nome è incerta ma il significato è quello di boschetto, zona coperta da cespugli. In effetti il paese è riparato da una collina morenica ed è nato, secondo una leggenda, dopo l'incendio del villaggio di Antilia, situato in zona San Martino. E Antilia è anche una delle maschere carnevalesche locali.  Purtroppo, come sempre, non posso raccontarvi tutta la storia, altrimenti dovrei fare un articolo solo su questo. Vi lascio però il link al sito del comune, dove, se vorrete, potrete approfondire il discorso.

Per la visita vi consiglio di parcheggiare in Piazza Santa Maria. Da lì potrete, attraverso la porta omonima (eretta tra il XV e il XVI secolo; sulla volta dell'arco si intravedono affreschi che potrebbero essere dei Biazaci), entrare direttamente nel centro storico, che conserva l'impianto urbanistico medievale.

Il primo edificio da visitare è sicuramente la chiesa parrocchiale Maria Vergine Assunta, costruzione settecentesca di  Francesco Gallo; è stata eretta su una precedente chiesa del Trecento, di cui rimane il campanile, che però è stato rimaneggiato successivamente. Particolare la balaustra, in alabastro locale (sulle colline buschesi esistono infatti delle cave, devo informarmi bene, mi piacerebbe molto vederle).

La Parrocchiale

Non lontano dalla parrocchiale vi è la confraternita della SS. Annunziata, chiesa molto antica, rifatta in epoche successive, fino ad arrivare all'attuale forma settecentesca, opera anche questa di Francesco Gallo. Ho trovato molto particolare il fatto che, in un giorno in settimana, quando ci sono stata io, in orario di pranzo, entrambe le chiese fossero aperte alla visita, purtroppo capita sempre meno.

Procedendo verso il centro si arriva in quella che era la Via Maestra, ora Via Umberto I, arricchita da portici. Da qui in poi vi consiglio di girare liberamente senza una meta precisa, e non passate soltanto sotto i portici, uscitene anche fuori, in modo da osservare i vari palazzi, con scritte antiche, decorazioni sui timpani, portoni con batacchi originali eccetera.

I portici

L'edificio principale di Via Umberto I è sicuramente la Confraternita della SS. Trinità, detta anche "Rossa". Questa purtroppo l'ho trovata chiusa; è stata costruita nel 1652 sulle rovine del castello inferiore e lì accanto sorgeva il primo ospedale della città. La torre rossa è il simbolo di Busca.

La torre simbolo di Busca

In una via laterale trovate poi il Teatro  Civico, costruito all'interno di quella che era la Confratria di San Antonino, nella parte più antica del centro storico fortificato.

Proseguendo davanti al Teatro, in via Rinaudo, arriverete all'edificio del Comune, Palazzo San Martino, costruito nella seconda metà del Settecento. Molto particolare la Torre, di fine Ottocento, in cotto e in stile neo-gotico romantico.

La torre neogotica del comune

Poco al di fuori del centro storico, dietro l'hospice, al fondo di Viale Strasburgo si trova poi Villa Elisa, attualmente utilizzata per eventi musicali (qui il link). Al di fuori di questi eventi non è visitabile ma è comunque interessante fare due passi all'esterno; con un po' di fortuna (che stranamente ho avuto), potrete anche vedere scoiattoli che passeggiano sul muro di cinta del parco. La villa nasce come convento, con annessa chiesa; con la soppressione degli ordini religiosi, nel 1802, diventa proprietà del Conte Caissotto di Chiusano, podestà di  Cuneo (in questo periodo un'ala della villa fu adibita a Loggia Massonica). La chiesa viene poi distrutta e attualmente è possibile ancora vedere il campanile, ristrutturato e trasformato in torre gentilizia. Dal 1913 appartiene alla famiglia Bafile.

La torre gentilizia di Villa Elisa

Dopo questa bella passeggiata nel centro storico e dintorni si può fare una sosta nel Giardino dell'Infinito, in Piazza Dante (non lontano da Piazza Santa Maria, che vi ho nominato prima). E' un luogo che merita veramente la visita, pieno di piante, erbe aromatiche, percorsi accessibili a tutti. E il bello è che ogni pianta ha il suo bel cartellino con il nome, in modo da imparare anche a riconoscere fiori, frutti, foglie. C'è anche un piccolo laghetto con i pesci.

Il giardino dell'infinito

Terminata la pausa si può riprendere l'auto e raggiungere almeno tre luoghi che ho trovato molto interessanti:

La chiesa di S. Martino, sulla strada che, uscendo da Busca, va verso Saluzzo, sulla sinistra. E' collocata su un bel poggio panoramico, circondato da vigneti. E' stata costruita anche con materiali di recupero romani prima del Mille, possiede una delle facciate più antiche della provincia di Cuneo: il portale e la bifora infatti richiamano addirittura forme bizantineggianti. Anche questa era chiusa, ma cercando online, ho trovato un sito su cui ci sono diversi video che raccontano questa e altre antiche chiese locali.

La chiesa di S. Martino

La Torre in frazione Attissano. E' molto particolare in quanto è una torre medievale con sopra un campanile più moderno. Costruita con pietre di fiume era una torre di avvistamento e di controllo militare quando il centro della cittadina come la conosciamo adesso non c'era ancora e l'unica zona abitata era quella del Roccolo, dove sorgeva una fortificazione.

La torre di Attissano

Il ponte dell'acquedotto. Lo trovate sulla strada che va verso Dronero, a destra. E' settecentesco, viene chiamato anche "ponte romano" o "ponte stretto" e, se uno è in zona, vale sicuramente una piccola tappa. E' pedonale e ancora oggi, se ci camminate sopra, sentirete l'acqua scorrere sotto i vostri piedi.

Il ponte dell'acquedotto

Ora, questo è quanto ho visitato io; una tappa che in futuro vorrei aggiungere è il Parco Francotto, sulla strada che porta all'Eremo, dove si trovano anche i ruderi del Castellaccio (in epoca romana vi era già una torre e poi un castello dalla metà del XII secolo). Non lontano c'è anche la chiesa di S. Stefano, anche questa antichissima, sorta alle origini  del cristianesimo locale, cioè tra i secoli VI e X.

Visto che da vedere c'era molto? E molto altro ci sarà ancora, magari in futuro mi fermerò altre volte e andrò alla scoperta di quanto non ancora visto.